Il modello in gesso è oggi esposto in Museo nella sala intitolata alla Galleria di Camposanto (n. 14), luogo nel quale dal Seicento in poi la Veneranda Fabbrica ha custodito i gessi e le terrecotte preparatori delle statue elaborate per il Duomo.
Datata 1867, l’opera raffigura “Santa Lidia” (I sec.): commerciante di porpora a Filippi, in Macedonia (oggi Grecia), fu la prima discepola d san Paolo quando egli giunse nella località per la sua missione evangelizzatrice.
L’opera rappresenta santa Lidia come una giovane dallo sguardo assorto, rivolto verso il basso alla sua sinistra. I capelli, suddivisi sulla fronte in due bande, sono raccolti sulla nuca.
Abbigliata con tunica e calzari, la santa regge tra le mani un panneggio ed è stante su un basamento poligonale con inscritto il suo nome. Vicino al piede destro si trova una piccola anfora, contenente la porpora utilizzata per tingere i tessuti.
Eseguita come modello per una versione marmorea destinata a un finestrone dell’area absidale del Duomo, l’opera è stata ricondotta dagli studiosi a Giovanni Seleroni: originario di Cremona, si formò a Brera con lo scultore neoclassico Luigi Manfredini. Ottimo disegnatore, nonché buon modellatore e accurato esecutore, oltre che per la Cattedrale milanese fu molto attivo presso il Cimitero Vantiniano, nella sua città natale, realizzando diversi monumenti funerari.