Raffigurante “Santa Lucia”, la scultura in marmo di Candoglia è databile fra l’ultimo decennio del Trecento e il primo del secolo successivo. Proveniente dal capitello di un pilone del capocroce del Duomo, si trova oggi esposta in Museo presso la sala n. 6, dedicata appunto alle statuette dei capitelli dei piloni.
La santa siracusana, accecata e uccisa nel IV secolo per avere difeso la sua fede in Dio, è rappresentata con i suoi tradizionali attributi: il piatto contenente gli occhi nella mano sinistra e lo stiletto, strumento del martirio, nella destra. Le mani sono fortemente allungate e dalle dita affusolate.
La figura ha un viso ovale, segnato da due rilevate e sinuose sopracciglia che ritmano una fronte molto aggettante; occhi e bocca risultano stretti e allungati, mentre il naso appuntito prosegue, terminandole, le linee affilate delle
arcate sopracciliari.
Il capo della santa è coperto da un lungo manto che ricade rimboccandosi al di sotto delle braccia, confondendosi così con le vesti sottostanti: esse terminano ricoprendo la base con cospicue pieghe.
Abbondanti panneggi aguzzi percorrono con ondulazioni concentriche il manto a livello del petto e della vita, per poi tendersi più in basso all’incedere in avanti della gamba destra.
Protettrice della vista e quindi degli scalpellini del Duomo, che nel loro lavoro quotidiano rischiavano spesso di essere colpiti agli occhi dalle schegge del marmo durante la sua lavorazione, la “Santa Lucia” è stata attribuita dagli studiosi all’ignoto scultore tedesco che, fra Trecento e Quattrocento, realizza per il Duomo un “Apostolo” attualmente situato sul capitello di un pilone dell’area presbiteriale (il numero 75).
Opera di spicco all’interno della statuaria maggiore del Duomo, l'”Apostolo” condivide con la “Santa Lucia” l’andamento flessuoso e aderente del panneggio, la stilizzazione idealizzata dei caratteri fisiognomici e la sostenuta eleganza formale.