Il modello in gesso è oggi esposto in Museo nella sala intitolata alla Galleria di Camposanto (n. 14), luogo nel quale dal Seicento in poi la Veneranda Fabbrica ha custodito i gessi e le terrecotte preparatori delle statue elaborate per il Duomo.
Datata 1863, l’opera raffigura “Santa Marcellina”, sorella maggiore del patrono di Milano sant’Ambrogio.
Vissuta nel IV secolo, si narra che ricevette il velo verginale da papa Liberio in San Pietro in Vaticano il giorno di Natale del 353. Dopo l’elezione a vescovo di Ambrogio, avvenuta nel 374, Marcellina seguì il fratello a Milano e qui continuò la vita comunitaria con le compagne venute da Roma.
Il modello rappresenta la santa come una giovane dallo sguardo assorto, rivolto verso il libro aperto tenuto nella mano destra. Il volume è sostenuto dall’avambraccio sinistro, mentre la mano corrispondente trattiene un lembo del manto dagli ampi panneggi che avvolge la figura, facendole anche da velo.
Quest’ultimo e la tunica sottostante scendono a coprire parzialmente i piedi, che poggiano su un basamento poligonale con inscritto il nome della santa.
Eseguita come modello per una versione marmorea destinata a un finestrone del fianco meridionale della Cattedrale, l’opera è stata ricondotta dagli studiosi a Carlo Romano: originario di Viggiù, presso Varese, egli si formò a Brera con Pompeo Marchesi, uno dei più attivi e apprezzati scultori milanesi di primo Ottocento, operante a lungo anche per il Duomo.
Molto vicino al suo maestro, Romano subì l’influsso neoclassico di Marchesi applicandolo in tutte le sue opere, comprese quelle eseguite dal 1856 in poi per la Cattedrale. Fra esse spicca quella raffigurante “Santa Radegonda regina di Francia” (1860), sempre collocata presso uno dei finestroni del fianco meridionale. Il relativo modello in gesso (1858) può essere ammirato in Museo nella sala dedicata all’Ottocento (n. 17).