Modelli scultorei

Santa Mustiola

di Sangiorgio Abbondio (Milano, 1798-1879)

Cronologia: 1861

Misure cm: 110 × 29 × 24

Materia e Tecnica: Gesso patinato a tuttotondo

N. Inventario: MS381

Raffigurante “Santa Mustiola” e databile al 1861, il modello in gesso patinato fu realizzato come prova preparatoria per una scultura marmorea di stesso soggetto (1863), destinata a decorare uno dei finestroni del fianco meridionale del Duomo.

Il modello, oggi esposto nella sala del Museo dedicata all’Ottocento (n. 17), fu eseguito come la statua in marmo da Abbondio Sangiorgio: milanese, dopo la formazione presso l’Accademia di Brera nel 1825 egli ricevette l’importante commissione per la sestiga scultorea a coronamento dell’Arco della Pace. Fuso in bronzo nel 1831, il gruppo rappresenta la dea della Pace su un carro trainato da sei destrieri ed è tuttora visibile.

Artista prediletto dall’aristocrazia e dall’alta borghesia di Milano, Sangiorgio lavorò per la Cattedrale dal 1823 al 1865, realizzando opere destinate sia all’arredo scultoreo del Duomo, come il “San Napoleone” (1860) per un finestrone del fianco meridionale, sia per gli edifici attigui. Si pensi, per esempio, alla statua della “Notte” destinata alla decorazione dell’orologio del palazzo della Veneranda Fabbrica.

Nel modello per la “Santa Mustiola”, l’artista ritrae la vergine romana martirizzata nel III secolo come una giovane donna avvolta dalla vita in giù in un drappo riccamente panneggiato e bordato da un ricamo a motivi vegetali.

Il viso, rivolto verso la destra della figura, ha la bocca socchiusa ed è incorniciato da due bande di lunghi capelli che, lavorati ad ampie onde, ricadono su spalle e schiena; il capo appare invece cinto da una corona di palme.

La santa ha il braccio sinistro flesso con la mano sul petto, mentre l’altra mano, posta all’altezza dell’inguine, regge il simbolo del martirio: una frusta dalle corregge piombate. La gamba destra, a differenza della sinistra, è flessa, e i piedi scalzi poggiano su un basamento poligonale recante sul fronte un’iscrizione con il nome della martire.

Gli studiosi hanno individuato nel modello della “Santa Mustiola” un chiaro riferimento iconografico alla tradizione classica e neoclassica delle Veneri pudiche: la mano all’altezza dell’inguine, il seno celato dal braccio, la posa della figura con il volto girato e l’atto di coprirsi con un manto sono infatti tutti elementi che riconducono al tipo della divinità greco-romana. A tale proposito, si veda come celebre modello la “Venere Hope” di Antonio Canova (1817-1820), oggi custodita presso l’Art Gallery di Leeds.

Un rimando stilistico più propriamente romantico sarebbe invece da individuare nell’affinità tra il volto della “Santa Mustiola” e quello di Beatrice nella vetrata del “Trionfo di Dante” (1851), realizzata da Giuseppe Bertini e oggi custodita presso la Pinacoteca Ambrosiana di Milano. Una replica in scala minore dell’opera, presentata con grande successo all’Esposizione Universale di Londra del 1851, si trova attualmente presso il Museo Borgogna di Vercelli.