La statuetta in terracotta, datata 1725 e raffigurante “Sant’Agostino”, è oggi esposta in Museo nella sala dedicata alla Galleria di Camposanto (n. 14), luogo nel quale dal Seicento in poi la Veneranda Fabbrica ha custodito i gessi e le terrecotte preparatori delle statue elaborate per il Duomo.
Dottore della Chiesa di origini africane battezzato a Milano da sant’Ambrogio nel IV sec., sant’Agostino è rappresentato come un vescovo barbato dallo sguardo intenso, con il capo inclinato verso la sua sinistra.
Abbigliato con mitra sul capo, tunica ricamata, stola e piviale fissato da un fermaglio, il santo reca nella mano destra un libro aperto; la sinistra stringe invece un lembo del panneggio.
Le lunghe vesti scendono a coprire parzialmente i piedi, che poggiano su un basamento poligonale.
Grazie ai documenti d’archivio gli studiosi hanno ricondotto l’opera a Carlo Beretta, scultore attivo per la Fabbrica dal 1716 al 1761 e riconosciuto come il più aggiornato fra quelli operanti in Cattedrale durante il secolo. Artista molto prolifico, con la “Carità” destinata all’abside (1729) egli portò a maturazione il suo linguaggio, legato all’esteriore classicismo e all’aggraziata malinconia della tradizione lombardo-romana, facente capo a Ercole Ferrata e mediata attraverso la visione dinamica e serena di Carlo Francesco Mellone.
La statuetta di “Sant’Agostino” fu impiegata da Beretta come modello per una versione marmorea (1725-1726), collocata su una guglia del fianco meridionale del Duomo e oggi sostituita da una copia. Per quanto riguarda il versante stilistico la critica ha evidenziato il modo in cui il piviale, arretrando, renda visibili come agitati dal vento i cingoli, la stola e la leggera tunica bordata di pizzo.