Scultura

Sant’Ambrogio

di Prestinari Marco Antonio (Claino, 1570 circa - Milano, 1621)

Cronologia: 1605

Misure cm: 215 × 95 × 65

Materia e Tecnica: Marmo di Candoglia a tuttotondo

N. Inventario: ST160

Raffigurante “Sant’Ambrogio” e databile al 1605, la scultura in marmo di Candoglia proviene dal capitello di un pilone prospiciente l’altare maggiore del Duomo, da cui è stata rimossa alla fine degli anni Sessanta per consentire importanti lavori di consolidamento dei piloni della Cattedrale.

Esposta in Museo dal 1977 e oggi custodita nella sala dedicata all’età borromaica (n.10), l’opera rappresenta appunto sant’Ambrogio (IV secolo): dottore della Chiesa, vescovo e patrono di Milano, fu guida autorevole dell’episcopato dell’Italia del Nord. Strenuo avversario degli eretici, in particolare gli ariani, difese il primato della Chiesa di Roma entrando spesso in contrasto con il potere imperiale, che secondo lui doveva essere considerato dentro la Chiesa e non al di sopra di essa.

Il santo è raffigurato come un vescovo maturo dallo sguardo intenso, con barba e capelli ricciuti.

Abbigliato con mitra sul capo, tunica, casula e stola, egli brandisce nella mano destra uno staffile, frusta impiegata contro i suoi avversari, mentre la sinistra stringe un oggetto lacunoso (forse un crocifisso). Le vesti sono descritte con grande attenzione ai particolari, come le gemme che decorano la mitra e le nappine pendenti dai guanti.

Sant’Ambrogio, il cui movimento dell’anca suggerisce l’avanzamento in avanti, poggia su un basamento circolare.

Grazie ai documenti d’archivio, il “Sant’Agapito” è stato attribuito dagli studiosi a Marco Antonio Prestinari: originario di Claino, sul lago di Lugano, egli lavorò per il cantiere del Duomo dal 1605 al 1621, anno della sua morte. Anche suo fratello maggiore, Cristoforo Giovanni, fu scultore e realizzò opere per la Cattedrale.

Artista molto apprezzato dal cardinale Federico Borromeo, Marco Antonio fu uno scultore di forte impronta classicista e michelangiolesca, alla quale si aggiunse un certo leonardismo che andava incontro al gusto del religioso. Del “Sant’Ambrogio”, prima opera monumentale eseguita per il Duomo, gli studiosi hanno sottolineato la gravità e l’eleganza, così come la lavorazione molto sorvegliata del marmo: si veda per esempio il particolare
sofisticato dell’increspatura dei guanti in corrispondenza delle nocche.