La scultura in marmo di Candoglia, databile alla metà del Cinquecento e raffigurante “Sant’Antonio abate”, è oggi esposta in Museo nella sala dedicata all’età borromaica (n. 10).
Il santo, uno dei più illustri eremiti della storia della Chiesa vissuto fra il III e il IV secolo, è rappresentato come un uomo maturo dalla lunga barba, con lo sguardo assorto rivolto verso la sua sinistra.
Abbigliato con una tunica e un manto dagli ampi panneggi, egli reca nella mano destra un bastone e nella sinistra una fiamma, suoi consueti attributi al pari del maialino accovacciato sul basamento circolare.
Con molta probabilità proveniente dall’interno del Duomo, la statua è stata ricondotta dagli studiosi a un ignoto scultore lombardo, che nel “Sant’Antonio abate” esprime una solenne monumentalità e un robusto plasticismo: si vedano a, tale proposito, la ricerca naturalistica nel volto e il pesante andamento delle pieghe delle vesti, che avviluppano il corpo senza svelarne l’anatomia.