Scultura

Santo

di Monich Walter (documentato tra Milano, Orvieto, l’Aquila e Sulmona dal 1399 al 1412), ambito di

Cronologia: Ultimo decennio del XIV-primo decennio del XV secolo

Misure cm: 47 × 17 × 13

Materia e Tecnica: Marmo di Candoglia a tuttotondo

N. Inventario: ST113

Raffigurante un “Santo”, la scultura in marmo di Candoglia è databile fra l’ultimo decennio del Trecento e il primo del secolo successivo. Proveniente dal capitello di un pilone nel braccio sinistro del capocroce del Duomo, si trova oggi esposta in Museo presso la sala n. 6, dedicata appunto alle statuette dei capitelli dei piloni.

Il personaggio si presenta come un uomo con barba bipartita, capelli divisi in ciocche ondulate che si rigonfiano
all’altezza delle orecchie e volto leggermente inclinato verso la sua destra: quest’ultimo risulta caratterizzato da fronte bombata, naso pronunciato, e bocca e occhi tratteggiati con un segno grafico.

Il corpo è avvolto da un ampio manto accollato, forse dotato di cappuccio, che forma morbide pieghe sul petto e avvolge la mano destra, ricadendo con un gioco di anse concave e convesse.

La scultura risulta mutila delle dita della mano sinistra e dell’oggetto che in origine poggiava sulla destra – probabilmente il Vangelo – come lascia intuire anche il piccolo perno in piombo che si vede ancora sul braccio corrispondente.

Per quanto riguarda il versante stilistico, gli studiosi attribuiscono l’opera a uno scultore attivo nel cantiere del Duomo sotto la guida del tedesco Water Monich, documentato a Milano fra il 1399 e il 1409. In particolare, l’autore del “Santo” sarebbe lo stesso del “San Paolo (?)”, proveniente dallo stesso capitello di pilone e anch’esso esposto in Museo: le due opere condividono infatti il leggero anchement (ancheggiamento), la strozzatura della veste in corrispondenza delle caviglie prima d’irradiarsi sul pavimento, una certa sgrammaticatura nelle proporzioni del corpo e l’accentuazione dei caratteri fisiognomici.