Il modello in gesso è oggi esposto in Museo nella sala intitolata alla Galleria di Camposanto (n. 14), luogo nel quale dal Seicento in poi la Veneranda Fabbrica ha custodito i gessi e le terrecotte preparatori delle statue elaborate per il Duomo.
Datata 1863, l’opera raffigura “Santo Stefano diacono e martire” (I secolo), primo dei sette diaconi scelti dagli Apostoli come loro collaboratori e primo tra i cristiani a essere ucciso per avere difeso la sua fede in Dio. In particolare, egli fu lapidato a Gerusalemme mentre pregava per i suoi aguzzini.
Il modello rappresenta santo Stefano come un giovane dalla corta chioma mossa, con lo sguardo assorto rivolto verso l’alto.
Abbigliato con tunica, casula e stola, il diacono ha il braccio destro piegato, con la mano corrispondente aperta e priva della maggior parte delle dita; l’altra, distesa lungo il fianco sinistro, risulta meno lacunosa.
Le lunghe vesti scendono a coprire parzialmente i piedi, che poggiano su un basamento poligonale.
Eseguita come modello per una versione marmorea destinata a un finestrone del fianco meridionale della Cattedrale, l’opera è stata ricondotta dagli studiosi a Luigi Vimercati: milanese, si formò all’Accademia di Brera con Benedetto Cacciatori, anch’egli attivo per il Duomo. Oltre che per la Cattedrale, Vimercati lavorò a Milano presso il Cimitero Monumentale. Nelle sue opere subì molto l’influenza del maestro Cacciatori e di Abbondio Sangiorgio, soprattutto per quanto riguarda i panneggi sapientemente modellati e i visi dai lineamenti puri.