Scultura

Semicapitellino

di Bottega milanese

Cronologia: Primi decenni del XII secolo

Misure cm: 31 × 24,5 × 22

Materia e Tecnica: Pietra (calcare?) scolpita

N. Inventario: ST6

Il semicapitellino in pietra, forse calcarea, oggi esposto in Museo nella sala dedicata alle origini del Duomo (n. 3), costituisce un’originale e raffinata rielaborazione in stile romanico del capitello corinzio classico.

Databile ai primi decenni del XII secolo, esso presenta il corpo principale (detto kalathos) appena svasato, e comprende nel blocco anche la fascia quadrangolare della terminazione superiore (abaco), lavorata solo su due lati. A questi elementi si aggiunge una porzione destinata all’incassatura nella parete.

A livello decorativo il semicapitellino è caratterizzato da un registro di due grandi foglie d’acanto spinoso a sviluppo verticale, con cinque terminazioni trilobate ciascuna poggianti su un collarino sottile: esse appaiono sormontate da due coppie di caulicoli, motivi vegetali stilizzati nastriformi terminanti con volute che si incontrano con quelle delle facce laterali in corrispondenza degli spigoli, e sostenute da due bastoncini presso il risvolto della foglia.

Al centro, i caulicoli di proporzioni più ridotte reggono una pigna, asse di simmetria del lato principale. Alle estremità dei due lati brevi, invece, in corrispondenza delle porzioni non lavorate, sono scolpite le punte trilobate di una nuova foglia, mentre in alto, dalla voluta, pende una mezza foglia di profilo.

Infine l’abaco, separato dal kalathos da una sottile e liscia modanatura, mostra una successione di rosette a
quattro petali, con cinque forellini ciascuna nel bottone al centro e sui petali, realizzati con l’impiego del trapano.
A causa del trascorrere dei secoli, l’opera mostra rotture in diversi punti e la superficie in generale risulta piuttosto abrasa.

Per quanto riguarda il versante storico-artistico, anche se allo stato attuale non è stato possibile precisarne la collocazione originaria gli studiosi hanno ipotizzato la provenienza del semicapitellino dall’interno dell’antica basilica invernale di Santa Maria Maggiore: attestata nel IX secolo e probabilmente ricostruita nel XII, essa si trovava insieme a quella estiva di Santa Tecla nell’area oggi occupata dal Duomo e dalla sua piazza.

Altri possibili edifici di provenienza del semicapitellino includono anche le quattro piccole chiese dedicate agli arcangeli, Gabriele, Raffaele, Michele e Uriele, forse fondate in epoca longobarda tra VII e VIII secolo e situate, a distanze differenti, intorno a Santa Maria Maggiore.

Dal punto di vista stilistico, il semicapitellino è molto simile a due capitelli custoditi presso il Museo d’Arte Antica del Castello Sforzesco: uno proveniente da San Celso, con identico motivo che si snoda sull’abaco e l’altro riconducibile a Santa Maria d’Aurona per la tipologia della foglia.

Ulteriori confronti sono possibili con un semicapitello sempre di San Celso, per il grafismo delle fogliette trilobate, e con un capitello angolare di lesena proveniente dalla chiesa di San Giovanni in Borgo a Pavia, oggi custodito presso i Musei Civici della città.

Inoltre il motivo della pigna, presente nell’esemplare del Duomo, ricorre identico sul capitello a intrecci di un semipilastro della controfacciata di Sant’Ambrogio; il motivo dell’abaco si ritrova invece, con la medesima fattura, nel capitello di un semipilastro in facciata del nartece della medesima chiesa, e molto simile su una base d’imposta appartenente alla fase romanica di Santa Maria d’Aurona (Museo d’Arte Antica del Castello Sforzesco), dove però è forato solo il bottone centrale del fiore a quattro petali.