Scultura

Sibilla

di Scultore lombardo

Cronologia: Metà del XVI secolo circa

Misure cm: 172 × 87 × 45

Materia e Tecnica: Marmo di Candoglia a tuttotondo

N. Inventario: ST151

Raffigurante forse una “Sibilla” e databile alla metà del Cinquecento circa, la scultura in marmo di Candoglia proviene dal fianco meridionale del Duomo. In seguito ai danni riportati durante i bombardamenti della Seconda guerra mondiale, nel 1943 l’opera fu rimossa dalla sua collocazione originaria, per entrare in Museo dieci anni dopo. Qui è oggi esposta nella sala dedicata all’età sforzesca (n. 7).

La statua rappresenta la Sibilla, veggente dell’antichità classica, come una figura femminile quasi del tutto acefala, abbigliata con una tunica e un manto dai ricchi drappeggi.

Stante su un basamento poligonale, il soggetto regge nella mano sinistra un libro chiuso, mentre con la destra sfiora la veste all’altezza del busto.

Per quanto concerne il versante stilistico, gli studiosi hanno sottolineato la monumentalità dell’opera e l’increspatura delle vesti in pieghe leggere, che aderiscono al corpo rivelandone la struttura: una tecnica che l’ignoto autore lombardo riprende da Agostino Busti detto il Bambaia.

Considerato il più autorevole interprete del Rinascimento lombardo, nel 1543 egli fu incaricato di scolpire l’ancona marmorea dell’altare della Presentazione in Duomo, dove la componente classica della sua formazione raggiunge una sintesi severa, depurata da ricchi particolari decorativi.

Il suo capolavoro è la “Statua giacente di Gaston de Foix” (1517-1522), esposta presso il Museo d’Arte Antica del Castello Sforzesco e commissionata dal re di Francia Francesco I in memoria del capitano caduto in battaglia nel 1512. La capacità virtuosistica del Bambaia nel trattare la superficie del marmo è confinata alle parti accessorie, e la sua sapienza scultorea emerge nella serena, classica compostezza che contraddistingue il volto dell’eroe francese.