Databile al Trecento, la scultura in marmo di Candoglia proviene dai sotterranei del Duomo, e si trova oggi nei depositi della Veneranda Fabbrica.
Essa rappresenta la testa di un uomo barbuto, ancora giovane ma con il volto già segnato da sottili rughe sulla fronte e ai lati degli occhi, con lo sguardo appesantito da occhiaie e una leggera stempiatura dell’ampia fronte.
Le sopracciglia sono ben definite mediante una tratteggiatura, gli occhi hanno iridi incise e pupille scavate, gli zigomi sono alti e marcati e la bocca è carnosa. Lo sguardo appare rivolto lievemente alla sinistra dell’osservatore, mentre capelli e barba sono inanellati in lunghe ciocche mosse da un fine tratteggio lineare; i capelli, invece, scendono ai lati del volto in due grandi boccoli che nascondono parzialmente le orecchie.
Nel complesso la testa, pur di una bellezza ideale, trova nel realismo dei dettagli un’intensa carica espressiva. A prescindere dalla natura frammentaria, inoltre, l’opera conserva la sua piena leggibilità malgrado la rottura del naso, la sbreccatura del labbro inferiore, varie rotture nelle parti aggettanti delle sopracciglia e l’abrasione dei particolari dell’occhio sinistro.
Appartenente, secondo gli studiosi, alla perduta statua di un Redentore, di un Dio Padre, di un apostolo o di un santo, la testa è stata attribuita all’ambito della famiglia Parler, operante nella seconda metà del Trecento e composta da architetti e scultori che diffusero le forme del gotico renano in Boemia, Austria, Germania, Italia, Francia e Polonia.
Più di recente, è stato sottolineato quanto la natura di frammento erratico della scultura renda difficile fare ipotesi sull’attribuzione e sulla datazione: innanzitutto la dimensione che l’opera avrebbe dovuto avere nel suo complesso è decisamente superiore a quella della statuaria prodotta nel cantiere del Duomo. Inoltre, la sua realizzazione in tale contesto non appare suffragata da indizi precisi.
All’interno di tale contesto, gli ultimi studi propongono perciò una provenienza originaria della testa da Santa Tecla o Santa Maria Maggiore, le due antiche basiliche esistenti prima della Cattedrale odierna.