Deposito

Un frate

di Fontana Lucio (Rosario de Santa Fé, 1899 - Comabbio, 1968)

Cronologia: 1972 (fusione postuma, originale in gesso 1951-1952)

Misure cm: 66 × 89 × 20

Materia e Tecnica: Bronzo a rilievo

N. Inventario: DSR17

La scultura, datata 1972 e custodita presso i depositi della Veneranda Fabbrica, è la fusione bronzea postuma dell’esemplare in gesso patinato eseguito fra il 1951 e il 1952 da Lucio Fontana per la quinta porta del Duomo, cioè la prima a destra guardando la facciata.

Nel 1950 la Fabbrica aveva infatti indetto un concorso nazionale per la realizzazione della porta, l’ultima mancante dopo quella centrale di Lodovico Pogliaghi (1906) e le tre laterali di Arrigo Minerbi, Giannino Castiglioni e Franco Lombardi (1948-1950).

Ciascun partecipante era tenuto a presentare un bozzetto della porta in scala ridotta, avente come tema “Origine e vicende del Duomo”, e un particolare di dimensioni reali, entrambi in gesso; la proposta di Fontana, maestro italo-argentino dello Spazialismo celebre in tutto il mondo per i suoi “Tagli”, risultò essere fra le sette giudicate migliori, insieme a quella, fra le altre, di Luciano Minguzzi.

Tuttavia, pur riconoscendone l’elevato valore artistico, la commissione giudicatrice del concorso temeva che la modernità dello stile di Fontana, sospeso tra figuralità e astrazione, avrebbe potuto “turbare violentemente” l’equilibrio della facciata della Cattedrale: così, impossibilitata a individuare un vincitore, la Fabbrica istituì un secondo grado di concorso, al quale parteciparono Fontana, Luciano Minguzzi ed Enrico Manfrini.

Tra 1951 e 1952 Fontana realizzò così un’altra formella al vero (“Bombardamento di Milano”), tre studi di personaggi (“Un frate”, “Un nobile” e “Un cavaliere”) e un nuovo bozzetto della porta in gesso, questa volta dotato di intelaiatura.

La scultura raffigurante “Un frate” descrive il soggetto come un religioso incappucciato chino sullo scrittoio, intento a scrivere con una penna tenuta nella mano destra. Oltre al supporto per la scrittura, la piccola scrivania ospita anche un crocifisso.

Il frate è abbigliato con un saio cinto in vita da un cordone, mentre i piedi sono scalzi; in particolare, il destro emerge dallo sfondo neutro della formella rettangolare.

Il personaggio è identificabile come lo sviluppo in dimensione maggiore della figura del poeta e prete Giuseppe Parini (1729-1799), proveniente dalla formella della porta intitolata “Parini e Manzoni”. Come già nelle altre prove fontaniane per il Duomo, in questo soggetto traspare una grande carica espressiva, che si sostanzia nella tensione, fisica ed emotiva, del “Frate”: egli è colto mentre è chinato, proteso sullo scrittoio, in uno slancio accentuato dal progressivo affiorare dallo sfondo.

Dal piede sinistro, più premuto sul fondo, al busto e alle mani totalmente libere nello spazio, la figura attua un movimento teso che, nella sua espressività, evoca l’immediata manifestazione dell’ispirazione poetica.

Il concorso per la quinta porta del Duomo si concluse formalmente nel 1952, con una vittoria alla pari di Fontana e del collega Luciano Minguzzi: cinque anni dopo quest’ultimo fu scelto per l’effettiva realizzazione dell’opera, mentre le più moderne proposte di Fontana sarebbero state giudicate incompatibili con lo stile generale del Duomo.

Tuttavia, consapevole del loro grande valore artistico, fra 1971 e 1972 la Veneranda Fabbrica decise di far fondere in bronzo i bozzetti e le formelle per salvaguardarne l’integrità: nei primi anni Duemila essi sono stati concessi in deposito al Museo Diocesano di Milano, dove sono tuttora esposti.