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Il Natale del Salvatore

Capitolo, Miniatura capolettera ©Veneranda Fabbrica del Duomo di Milano

«Oggi celebriamo il Natale del Salvatore e il natale della nostra salvezza»

 

«Dopo l’annuale rievocazione del Mistero pasquale, la Chiesa non ha nulla di più sacro della celebrazione del Natale del Signore e delle sue prime manifestazioni». Con queste parole, tratte dalle norme che regolano la struttura dell’anno liturgico, l’intero ciclo delle celebrazioni natalizie viene presentato nella sua duplice qualità memoriale ed epifanica e viene riscoperto nella sua originaria prospettiva pasquale, superando in tal modo il rischio di una lettura prevalentemente emotiva e devozionale.

La solennità del Natale del Signore, celebrata nella data del 25 Dicembre, è la prima delle feste natalizie e la più ricca quanto alla proclamazione / ascolto delle pagine bibliche, alla preghiera e ai canti. Nata a Roma nella prima metà del sec. IV e passata presto anche a Milano, essa ha conosciuto nell’arco di alcuni secoli un singolare sviluppo celebrativo, attestato ancora oggi dai quattro formulari eucaristici del Messale: le Messe della vigilia, della notte, dell’aurora e del giorno.

La Messa in vigilia, in Duomo, è sempre celebrata “tra i Vespri”, con le quattro Letture previste dall’Antico Testamento e i rispettivi Salmelli, secondo il particolare sentire della tradizione vigiliare ambrosiana. Alla pagina evangelica (Matteo 1,18-25), che ricorda gli antefatti della nascita di Gesù Cristo (il concepimento verginale di Maria per opera dello Spirito Santo – l’apparizione dell’angelo a Giuseppe e la decisione di questi di prendere Maria come sua sposa), corrisponde l’insistenza di alcuni canti (ingresso, alleluia, dopo il vangelo) sull’imminenza del compiersi della salvezza e della liberazione dell’Israele della fede e soprattutto il forte accento vigiliare della prima parte del prefazio: «In quest’ora – ma il latino ha un più denso hodieanticipiamo, pregando, l’attesa della sua venuta, per essere pronti a vegliare nella prossima notte e ad accogliere con animo aperto il suo Natale».

La Messa in nocte pone al centro della scena la profonda comprensione teologica del Mistero dell’Incarnazione sviluppata dall’evangelista Giovanni nel prologo del suo Vangelo: «E il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi; e noi abbiamo contemplato la sua gloria, gloria come del Figlio unigenito che viene dal Padre, pieno di grazia e di verità». In linea con la meditazione teologica del Vangelo, il prefazio, testo di nuova composizione ispirato a un Sermone natalizio di san Massimo di Torino, pone l’accento sulla dimensione salvifica del Mistero del Natale («Oggi celebriamo il Natale del Salvatore e il natale della nostra salvezza») e la esemplifica così: «Oggi in Cristo, tuo Figlio, anche il mondo rinasce, al peccatore è rimesso il peccato, al mortale è promessa la vita». La salvezza portata da Cristo nel suo Natale è descritta nel testo italiano come “rinascita del mondo”, “remissione dei peccati” e “promessa di vita”.

La Messa in aurora proclama il Vangelo della scoperta del Bambino da parte dei pastori. Viene in primo piano l’esigenza della fede per accogliere il Verbo fatto carne, una fede che è insieme dono gratuito (l’annuncio degli angeli) e laborioso itinerario di ricerca (andarono senza indugio). Il prefazio, forse uscito dalla penna di san Leone Magno, è una contemplazione orante del Mistero dell’Incarnazione quale meraviglioso scambio tra la divinità del Verbo e la nostra fragile umanità.

Nel cuore del giorno – la Messa in die – risuona il racconto del parto della Vergine: «[Maria] diede alla luce il suo figlio primogenito, lo avvolse in fasce e lo depose in una mangiatoia». Giustamente perciò il prefazio, meditando su questa singolare e divina maternità, canta la fede di Maria («Ella credette alla parola dell’angelo e concepì il Verbo in cui aveva creduto») e dichiara beato «il grembo santo della Vergine Maria, che tra tutte le donne sola meritò di portare il Signore del mondo e di darlo alla luce per la nostra salvezza eterna».

Quattro diverse tonalità per celebrare l’immenso dono d’amore di Dio all’umanità; un sentimento le unifica: la gioia incontenibile dei protagonisti del Natale e con loro di tutto il popolo di Dio.

 

 

mons. Claudio Magnoli