Alla scoperta della Conca di Viarenna
Una testimonianza delle antiche vie d’acqua attorno al Duomo
Milano con l'arrivo del sole e del piacevole tepore primaverile offre la possibilità di esplorare molti angoli nascosti dove, tra piccole storie ed innumerevoli edifici, come un fiume carsico, continua ad affiorare il grande sentiero lastricato che conduce al Duomo, viva testimonianza del passaggio del popolo della Cattedrale attraverso le impervie vie della storia. E non va dimenticato come, per secoli, la città abbia avuto nel cantiere del Duomo il suo primo motore, dove migliaia di persone lavoravano instancabilmente per scrivere nella pietra il più grande racconto di Milano: un’impresa titanica che richiedeva una grande organizzazione ed una serie di necessità. Le vie d’acqua svolsero un ruolo di primaria importanza per il trasporto del prezioso marmo di Candoglia necessario alla costruzione del Duomo, sceso dalla cava posta all’imbocco della Val d’Ossola fino al porto della Fabbrica a valle, per essere trasportato su barconi e chiatte attraversando il fiume Toce, il Lago Maggiore, il Ticino ed infine il Naviglio Grande, fino al “laghetto” di Santo Stefano, a due passi dalla Cattedrale.
Milano era una vera città sull’acqua e questo elemento naturale ne condizionava la vita, pur veicolato attraverso un complesso sistema di canali artificiali e di conche.
A una quindicina di minuti a piedi dal Duomo, in Via Conca del Naviglio, poco distante dal Carrobbio e dalle possenti colonne antistanti la basilica di San Lorenzo Maggiore, è possibile ammirare ciò che rimane della Conca di Viarenna o “della Fabbrica”, appunto così chiamata per la funzione strettamente connessa alle esigenze della Veneranda Fabbrica per il trasporto del marmo fino al cantiere della Cattedrale.
Infatti, nei primi decenni di attività del cantiere dell’erigenda Cattedrale, i blocchi di marmo terminavano il loro viaggio sull’acqua al laghetto detto “di Sant’Eustorgio” (così chiamato poiché collocato nei pressi dell’omonima basilica). Per avvicinarsi al cantiere, si pensò giustamente di sfruttare la cerchia interna dei naviglio (la Fossa Interna) ed arrivare così in prossimità del Duomo. Rimaneva solo un problema da superare, e cioè come mettere in comunicazione la Darsena con la fossa interna, scavo che originariamente circondava le mura romane al fine di proteggere la città. Questo dunque era lo scopo delle conche, tra cui quella di Viarenna: mettere in comunicazione i due sistemi d’acqua grazie ad una chiusa che permettesse il superamento del dislivello esistente fra gli stessi.
Sin dal 1497, Ludovico il Moro donò la Conca di Viarenna alla Veneranda Fabbrica del Duomo, che in questo modo poteva esigere dazi sulle merci in entrata nel centro della città. I blocchi di marmo utilizzati per la costruzione del Duomo erano invece contrassegnati dalla sigla “A.U.F.” (Ad Usum Fabricae) ed erano soggetti all’esenzione dal dazio: da qui il famoso detto andare “a ufo” o “a uffa”.
La conca attuale fu realizzata nel 1551, quando, per far posto alla costruzione dei bastioni spagnoli si dovette smantellare quella originaria, situata più a sud, verso l’attuale Darsena e a questa collegata tramite un tratto di canale di circa 600 metri, denominato Naviglio Vallone, che raggiungeva la fossa interna. L’antica conca era stata aperta nel 1439 per volere di Filippo Maria Visconti, su progetto di Filippino degli Organi, attivo presso il cantiere del Duomo, e di Aristotele Fioravanti.
Ancora oggi è ben visibile lo stemma della Veneranda Fabbrica: la Vergine, alla quale il Duomo è dedicato, affiancata da due angeli, protegge sotto il suo manto la Cattedrale, simbolo della comunità che partecipava alla sua costruzione e, in senso più ampio, di tutta la città.