I messaggi celati nel bronzo del ciborio di San Carlo
Lo splendore eucaristico rinnovato che svetta dall’altare del Duomo di Milano
Dominante sull’altar maggiore del Duomo di Milano, il ciborio rappresenta il fulcro della vita eucaristica della Cattedrale.
Il ciborio è forse l’elemento architettonico che più di ogni altro porta traccia dell’eredità della Riforma Liturgica di San Carlo, risalente al 1580 circa e più precisamente nei temi narrati, ma capiamo meglio il perché facendo un passo indietro.
Quando il card. Carlo Borromeo giunse a Milano nel 1565 come arcivescovo, si premurò di affidare a Pellegrino Tibaldi (detto il Pellegrini), architetto della Veneranda Fabbrica dal 1567 al 1585, la creazione di un nuovo presbiterio, poiché intendeva attuare in Duomo il modello di chiesa della Controriforma che meglio celebrasse il culto eucaristico anche al di fuori della celebrazione, contrastando così la negazione luterana della presenza reale di Cristo nel pane e nel vino.
Come risultato massimo risalto fu dato all’Eucarestia nei riferimenti simbolici e negli episodi raffigurati.
Il progetto carolino riprese una soluzione già prospettata da Nicolò Ormaneto, vicario generale del Borromeo durante la sua assenza da Milano tra 1564-65: il tabernacolo a torre sollevato dagli angeli, (donato da Pio IV, al secolo Giovanni Angelo Medici, al nipote: Carlo Borromeo durante il suo episcopato) che fu posto al centro del monumentale ciborio bronzeo pensato ex novo.
Visivamente la presenza rivelata dell’Eucarestia nel presbiterio costituì il centro prospettico non solo delle linee architettoniche della Cattedrale, ma anche il riassunto delle tensioni spirituali dettate dall’incontro fra presbiterio festivo e cappella feriale.
L’attenzione dei fedeli doveva andare esclusivamente al ciborio, mentre l’antico altare veniva riadattato a puro basamento dello stesso. In altre parole si accentuava l’aspetto legato all’adorazione e lode del culto.
Il ciborio, ideato e costruito da Pellegrino Tibaldi negli anni ’80 del XVI secolo, è composto di 8 colonne corinzie con capitello, tutte di bronzo e con dorature, che sorreggono una cupola ricoperta all’interno e all’esterno di lastre di rame sbalzato e dorato. Sull’architrave circolare che abbraccia il perimetro della cupola posano 8 angeli in bronzo con i simboli della Passione, mentre alla sua sommità si trova un Cristo risorto benedicente, alto quasi al naturale.
Questa costruzione posa su una base di forma composita, che include una scala a quattro gradini con accesso al tabernacolo e forma un complesso che sviluppa circa 10 metri di altezza con una larghezza massima di 6 m, mentre il solo tabernacolo, posto al suo centro, è alto 2,30 metri e ha un diametro di base di circa 1 m. Quest’ultimo, capolavoro tra le più preziose testimonianze dell’arte fu costruito a Roma, progettato da Pirro Ligorio e fatto gettare in bronzo su modello di Aurelio, Gerolamo e Lodovico, i fratelli Lombardo del Solaro, che firmarono l’opera.
I richiami al tema eucaristico sono diffusi e molteplici: le decorazioni con tralci di vite e spighe di grano, la vita di Gesù in 8 scene sul basso basamento, l’offerta di Melchisedech come I episodio narrato, dopo il profeta Elia con il pane, cibo portato dall’angelo per affrontare il suo lungo cammino. Un vero esempio di nuova espressività controriformista.
Il ciborio ispirò profonda suggestione architettonica, spaziale e artistica, tanto da divenire modello di moltissime variazioni nel successivo barocco europeo.
Il restauro del ciborio è stato completato nel 2015; le operazioni sul metallo e la pulitura sono state effettuate da tre restauratori altamente qualificati coordinati dal Dott. Stefano Lanuti, titolare dello Studio Angelucci, mentre le maestranze del Cantiere della Veneranda Fabbrica sono state preziose per la movimentazione e lo smontaggio delle parti.
Guarda qui il video YouTube sul ciborio del Duomo di Milano