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Monsieur “N”: san Napoleone tra le guglie

Una singolare scultura, tra storia ed agiografia

Statua Di San Napoleone
24 Maggio Mag 2019 0953 24 maggio 2019

Nelle sale dedicate all’Ottocento del Grande Museo del Duomo sono conservati alcuni modelli in gesso della statuaria del XIX secolo, spesso opera di scultori legati al cenacolo di artisti gravitanti attorno all’Accademia di Brera. Tra questi, uno dei più particolari è sicuramente un’opera di Abbondio Sangiorgio del 1858 raffigurante san Napoleone. La scultura fa parte di una serie di opere che omaggiano le potenze europee contemporanee: in questo caso il legame con l’Impero Francese si concretizza non soltanto nella scelta del soggetto, ma anche nelle sembianze del volto, che richiamano il giovane Napoleone I.

Il culto di san Napoleone appartiene certamente più alla politica che all’agiografia ed ebbe un grande impulso soprattutto dopo la vittoria di Austerlitz del dicembre 1805. Per guadagnare le simpatie dei cattolici ed in un periodo di confusa sovrapposizione tra festività religiose ed inedite commemorazioni rivoluzionarie, furono avviate numerose ricerche per dare al nome di Napoleone un carattere sacro, forse in contrapposizione alla tradizione che legava da sempre i Borbone di Francia a san Luigi IX e che continuava ad ispirare le ambizioni dei legittimisti francesi.

Si scovò così nel Martirologio di Benedetto XIV, alla data del 2 maggio, in Roma, un santo martire “Neopolis”, compagno di san Saturnino. I manoscritti del Martirologio Geronimiano, invece, indicano il martirio in Alessandria. Mescolando abilmente le due notizie, era possibile intessere la leggenda di un martire, dapprima torturato poi agonizzante in prigione fino alla morte.

Una volta appurate queste scarne informazioni, per la prima volta, si poté celebrare ufficialmente e liturgicamente san Napoleone il 15 agosto 1806, più a gloria dell'imperatore che ad onore del santo, fino a quel momento ignorato. Un culto che, dopo l’abolizione dello stesso con la Restaurazione, venne nuovamente rilanciato con l’ascesa al trono di Napoleone III, guida del Secondo Impero tra il 1852 ed il 1870.

Il santo è rappresentato avvinto in catene e reca in mano una corona di palme che allude al martirio: interessante la data dell’approvazione del modello da parte della Veneranda Fabbrica, indicata nel settembre 1860, a circa un anno dall’ingresso a Milano delle truppe franco-piemontesi e la liberazione di Milano dal regime austriaco. La fierezza del volto sembra una sfida al tormento del martirio.

Niccolò d’Agati, nel nuovo catalogo del Grande Museo del Duomo, suggerisce un probabile richiamo come suggestione ad una delle scene del ciclo dei “Fasti Napoleonici” di Andrea Appiani: la “Visione di Bonaparte in Egitto”, dove il generale corso appare in una posa piuttosto simile.