I giorni del coraggio
#IlDuomosiracconta
Se “il Duomo è una corda dell’anima nazionale” il tempo che fa sulla nostra amata Cattedrale è il tempo che fa sulla Città tutta. Sull’Italia intera verrebbe da dire, ma non solo. Perché nel mondo globalizzato i confini sono labili, non esistono, sono solo geografici, le stesse gioie e gli stessi dolori vanno incontro a tutti e ci mettono alla prova. Commuove la solitaria visita del nostro Arcivescovo mons. Mario Delpini alle Terrazze del Duomo, la sua figura in contemplazione, il suo sguardo alla Madonnina, la preghiera affinché la Vergine interceda per noi, sono scatti che riportano alla memoria altri avvenimenti epocali che ebbero un impatto senza precedenti sulle vite di quanti ci hanno preceduti. E nella nostra memoria collettiva.
Il Duomo da secoli rappresenta un osservatorio privilegiato sulla città, ha visto susseguirsi eventi storici di ogni portata, che hanno segnato Milano e la sua cittadinanza, ma c’è una costante che non è mai venuta meno quando si guarda al Monumento: la capacità di attraversare i tumulti
della Storia, il Duomo oggi più che mai è specchio dei tempi, corda dell’anima nazionale perché vibra con la sua città che certo ha fronteggiato momenti di crisi vacillando, ma senza mai cadere sconfitta.
Così il nostro Duomo ha saputo adattarsi, plasmarsi, svelare ad ogni nuova occasione la propria immensa forza, sin dal 1386 è stato punto di riferimento e guida, Chiesa Cattedrale e Monumento rappresentativo della sua cittadinanza, dei suoi umori, sì corda dell’anima nazionale, espressione usata da chi ebbe il gravoso compito di governare la Veneranda Fabbrica del Duomo di Milano durante la Seconda guerra mondiale. Come non pensare oggi agli anni della guerra, al tempo sospeso, alle limitazioni delle nostre libertà personali, a momenti di crisi e di passaggio che sono ciclici nella storia.
Ogni tempo ha chiamato la popolazione a prove di coraggio. Ed ogni tempo ci obbliga a misurarci con le prove più estreme. Così in queste giornate sospese, la memoria torna a quegli anni, a quando si decise di avvolgere la statua della Madonnina – simbolo di materna protezione – con un panno grigio verde per evitare che fosse punto di riferimento per i bombardamenti. Rimase coperta sino alla fine della Guerra, per anni la città non poté rivolgerle sguardi, solo pensieri. Fu un’assenza - alla vista e non nel cuore – necessaria, come furono necessari sacrifici e coraggio, che portarono nell’estate del 1943 il Duomo a chiudere per un mese; tuttavia la speranza non venne mai meno.
Così la memoria torna poi ad un’altra figura sottile che scala la montagna di marmo, il Duomo, un altro Arcivescovo di Milano, il Cardinal Schuster, che il 6 maggio del 1945 poté finalmente rimuovere quel panno grigioverde, restituendo alla città la sua Madonnina, punto di riferimento e guida. E attorno a lei anche la selva di statue, santi, personaggi biblici e sculture scolpite nel marmo di Candoglia sembrò gioire, perché anche loro ci proteggono dall’alto, e continuano a farlo anche in questi giorni strani, in attesa di poter tornare a guardare insieme la città dalle Terrazze del Duomo, uniti.