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La luce del Duomo

#IlDuomosiracconta

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20 Marzo Mar 2020 0959 20 marzo 2020

Varcata la soglia della Cattedrale ci si trova immediatamente avvolti da un’atmosfera suggestiva, fatta di sacralità, è come se il tempo si fermasse o meglio, come se la curvatura del tempo rallentasse. Sono attimi sospesi, in cui è possibile cogliere i tanti significati di cui il Duomo è portatore e messaggero, il Monumento ci sussurra storie da ogni sua pietra, ci parla anche attraverso la luce e le migliaia di antelli che compongono le sue vetrate istoriate. L’arte vetraria del Duomo è l’infinito racconto di un messaggio di Salvezza, che ha preso forme e colori sin dall’inizio della costruzione del Duomo stesso, alla fine del XIV secolo. Un patrimonio – quello vetrario - che si è arricchito progressivamente con lo scopo di veicolare la dottrina e i valori trascendenti, incarnando appieno lo spirito dei tempi che si sono susseguiti. “Quante sono le storie del Duomo?”, verrebbe da chiedersi “sono tante quante la vita stessa”, potrebbe essere la risposta.

Allora in questi giorni in cui rievocare le grandi sfide vinte nel passato ci dà la forza di sperare, raccontiamo una di queste storie, la più avvincente e coraggiosa che riguardi le vetrate. La luce colorata… cosa sarebbe la Cattedrale senza i suoi antelli? È esistito un tempo in cui è accaduto davvero. Nel Novecento, durante i terribili anni delle due Guerre Mondiali, la Veneranda Fabbrica del Duomo organizzò alcuni provvedimenti essenziali per salvaguardare il suo immenso patrimonio storico-artistico, non da ultimo si rese necessario pensare alle vetrate. Allora il nemico era devastante e manifesto: le bombe su Milano. Come proteggere la luce della Cattedrale? Una prima generale rimozione degli antelli avvenne nell’inverno del 1915-1916, le maestranze affrontarono quei giorni con coraggio, smontando tutte le vetrate del Duomo, o almeno quelle raggiungibili, stipandole nelle cantine del palazzo dell’Orologio. Un’impresa titanica che permise di salvare l’inestimabile patrimonio vetrario del Monumento. Il provvedimento fu ripetuto analogamente durante la Seconda Guerra Mondiale, quando gli antelli furono rismontati e immagazzinati nei sotterranei del Duomo lungo la facciata e nei suoi vani più interni, al loro posto i finestroni furono coperti con riquadri di tela, mentre le ombre benefiche del sottosuolo custodivano i vetri. Si utilizzarono oltre 1.000 m2 di tessuto, 50 operai si adoperarono senza sosta. Il Duomo stesso fu quindi guardiano del suo patrimonio e grazie all’infaticabile lavoro delle maestranze della Veneranda Fabbrica fu possibile superare le ore più cupe, salvandone gli elementi più fragili e preziosi: le vetrate, ovvero la luce del Duomo che, ancora oggi, attende di tornare a stupire il nostro sguardo.