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L’alba di un nuovo inizio: l’Annunciazione

#IlDuomosiracconta

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25 Marzo Mar 2020 1232 25 marzo 2020

Il soggetto iconografico dell’Annunciazione ha goduto di una vasta fortuna nella storia dell’arte: maestri di ogni tempo si sono misurati con la sfida di raccontare l'incontro tra Maria e l’arcangelo Gabriele, colui che viene a portare il messaggio dell’incarnazione, l’angelo che serba nel suo nome la “forza di Dio”. Un annuncio che evoca la speranza di una nuova vita, di un luminoso inizio, temi più che mai attuali in questi giorni fatti, anche, di attesa e sospensione. Per il futuro, per ciò che sarà.

Oggi, 25 marzo, ricorre la solennità dell’Annunciazione del Signore, un tema caro al Duomo di Milano, che ne custodisce testimonianze delle più diverse. Le parole del poeta Mario Luzi sono fonte di ispirazione e ci accompagnano in questo viaggio immaginario attraverso i tesori del Duomo. Così mentre percorriamo idealmente le sue navate, sembra di sentire riecheggiare i versi della poesia Annunciazione:La mano al suo tepore abbandonata / nelle lacrime spenti i desideri / forse è questo una donna: un tempo esangue / nell'ombra la bontà opaca di ieri [...]”.

Tra alcuni esempi d’arte che in Cattedrale hanno dato corpo a quel soffio, al battito delle ali dell’angelo che si affianca a Maria, ecco alcuni raffinati antelli della vetrata 14, dedicata alle storie di santa Caterina d’Alessandria e realizzata tra il 1549 e il 1557 da Biagio Arcimboldi insieme al figlio Giuseppe, più noto come l’Arcimboldo, trasposta in vetro da Corrado de Mochis da Colonia. Nella parte sommitale della vetrata è possibile ammirare una vibrante Annunciazione, che si allarga su due antelli: l’Angelo con il giglio si avvicina a Maria, i colori vividi e i rigogliosi festoni - colmi di foglie e frutti - ci raccontano tutta la maestria dell’artista, soprattutto nel panneggio della tenda verde brillante.

Non solo il vetro, anche il marmo accoglie quel soffio, e ancora pare di sentire i versi di Luzi “Poi di luna un inane fianco rosa / tese al vento gremito del tuo nome / la sua caducità bianca di chiome / quella povera luce che ci opprime.”, mentre camminando nello spazio del tornacoro l’occhio si alza e va a posarsi su uno dei cicli più importanti dell’arte plastica del primo Seicento. Si tratta di 17 rilievi in marmo con storie della Vergine cadenzati da statue di angeli-cariatidi, modellati da Francesco Brambilla su disegno di Pellegrino Tibaldi, e da simboli mariani. Tra gli episodi della vita di Maria è presente anche una sublime Annunciazione, scolpita da Gianandrea Biffi nel 1616. La materia prende così vita.

Vetri, marmi, ogni materiale si presta a dar corpo all’ispirazione degli artisti, così come le parole seguono i voli del poeta “[...] tra le voci dirotte dell'infanzia / nei giardini cui fu tetra la vampa / i venti sterminati s'effigiavano / nelle mani con una luce rancia”.

Camminiamo poi fuori dal Duomo, sul sagrato ci soffermiamo qualche istante ad osservare la facciata, indietreggiando davanti alla bianca montagna di marmo. Il grande portale maggiore bronzeo, fuso nel 1906, ci abbraccia e racconta le “Gioie di Maria”, offrendoci un’ultima apertura, così come i versi di Luzi aprono al cielo “[...] le nuvole alternavano la sorte / dai cristalli alle vergini funeste, / nei paesi l'angoscia delle porte / sotto la bianca scia delle tempeste [...]”. I battenti della porta Pogliaghi, ed in particolare proprio la formella dedicata all’Annunciazione, furono danneggiati dal bombardamento subito dalla città di Milano nell’agosto del 1943, come testimoniato dalla foto scattata dallo Studio Fotografico Paoletti nei giorni immediatamente successivi al catastrofico evento. È ancora visibile il segno di quelle schegge, sul grande Portale, tuttavia da allora ci ricorda che le ferite possono sempre essere sanate, e che ogni cicatrice è traccia di ciò che eravamo, sfida allo scorrere del tempo.

Come l’Annunciazione fu l’inizio di un tempo fatto di attesa - anche sofferta - ma fondamentale per una vera nascita, così anche noi oggi attendiamo la gioia di una rinascita, l’alba di un nuovo inizio, raggio di luce e speranza per il mondo intero.

(Poesia tratta da: M. Luzi, L’opera poetica, a cura e con un saggio introduttivo di S. Verdino (I Meridiani), Arnoldo Mondadori Editore, Milano 1998, 20014: 71).

Nella gallery :

  • il modello in gesso della formella dell'Annunciazione della porta Pogliaghi in una fotografia del 1899;
  • la porta Pogliaghi danneggiata dai bombardamenti avvenuti nella notte tra il 15 e il 16 agosto 1943