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Il Museo del Duomo: traccia della memoria

#IlDuomosiracconta

Museo del Duomo di Milano
1 Aprile Apr 2020 1443 01 aprile 2020

Exegi monumentum aere perennius (Orazio)

La mente non conosce barriere e grazie all’immaginazione ogni luogo può essere raggiunto: gli spazi si aprono a nuove trame, tingendosi di colori e sfumature inattese. Immaginiamo così di entrare nel Museo del Duomo di Milano e poter visitare le sue sale, solitari protagonisti di inatteso privilegio. Camminando ci lasciamo il fianco Sud del Duomo alle spalle, attraversiamo piazzetta Reale e raggiungiamo l’ingresso del Museo, allestito nell’ala orientale al piano terreno di Palazzo Reale. Non sono forse i musei luoghi necessari per costruire un’identità personale e collettiva? Proprio perché custodi di opere, testimonianze della nostra memoria.

Visitare un museo è come tuffarsi in uno spazio che ambisce a sfidare il tempo: le opere d’arte recano in sé, ognuna con la propria specificità, un senso dell’eterno e sono specchio dei tempi in cui hanno visto la luce. Sin dal primo decennio del Novecento l’amministrazione della Veneranda Fabbrica aveva ponderato l’idea di dar corpo ad un museo del Duomo che conservasse e valorizzasse testimonianze degli oltre sei secoli di costruzione della Cattedrale. La necessità era, allora come oggi, quella di rendere fruibile parte del patrimonio storico artistico non più in opera sul Monumento per ragioni conservative. Fu così progettata una raccolta di opere da collocare all’interno del Palazzo dell’Orologio – sede della Veneranda Fabbrica del Duomo – un progetto che tuttavia fu interrotto a causa della guerra.

Solo in seguito alla Seconda guerra mondiale fu possibile istituire il Museo del Duomo all’interno degli spazi laddove ancor oggi è collocato, concessi dal Demanio di Stato. Aprì nel 1953, inaugurato alla presenza dell’Arcivescovo Cardinal Ildefonso Schuster e del Presidente del Consiglio Alcide De Gasperi. L’allestimento fu curato dallo studioso Ugo Nebbia: la guerra aveva reso ancor più manifesta la necessità di conservare e custodire. Inizialmente comprendeva sole undici sale, fu progressivamente ampliato sino al suo attuale sviluppo che occupa oltre 2.000m2 di spazi e dal 2013 - nelle prime due sale – accoglie anche il Tesoro del Capitolo Metropolitano del Duomo.

Il Museo ospita opere di scultura, arte vetraria, arazzi, bozzetti, per lo più elementi scultorei ordinati seguendo un criterio cronologico e temporale: personaggi e oggetti sembrano protagonisti di un’immaginaria quinta scenica, si susseguono grazie a un gioco di luci e ombre che cattura l’attenzione del visitatore. E allora ogni occhio si soffermerà sulle forme a esso più affini, ciascuno sceglierà di indugiare con maggiore attenzione sull’opera più capace di far vibrare corde nascoste. Leggerezza, nonostante la solida pesantezza del marmo.

Il percorso conduce il visitatore attraverso un viaggio nel tempo, a partire dalle origini del Duomo, nel 1386 quando Gian Galeazzo Visconti diede fondamentale impulso alla costruzione. Nella sala dedicata all’Età Viscontea ecco il racconto di un cantiere internazionale ben esemplificato dalle opere esposte, di scultura tedesca e francese. Segue una suggestiva infilata di doccioni che come zampillanti cascate di pietra rivelano al visitatore le proprie forme apotropaiche: scacciare il male dalla Cattedrale, non solo canali di scolo per l’acqua piovana. Poi alcune statuine d’ornato provenienti dai capitelli del Duomo fanno strada verso la sala dedicata all’Età Sforzesca, dove è possibile ammirare tra le altre sculture una Santa Lucia, protettrice della vista – e quindi degli scalpellini, e Sant’Agnese già patrona dei Visconti, ereditata dagli Sforza.

Si prosegue con un tuffo nella sala dedicata alle vetrate, brillano gli antelli mai così vicini, poi il passaggio verso la Chiesa di San Gottardo in corte – quella che era la cappella palatina del Palazzo Ducale - parte integrante del percorso museale e restaurata dalla Veneranda Fabbrica in occasione dell’Esposizione Universale di Milano del 2015. Può stupire vedere l’affresco di scuola Giottesca al fondo della cappella, originariamente posto all’esterno e poi trasportato all’interno nel Novecento. Nel cortile che collega la Chiesa al Museo, dove è ben visibile il caratteristico campanile in mattoni rossi, ci accoglie la copia in scala 1:1 della Madonnina del Duomo, commissionata dalla Veneranda Fabbrica per far sì che tutti i visitatori possano vedere da vicino il simbolo di materna protezione più caro, solitamente là in alto nel cielo.

La visita prosegue idealmente, in questo volo leggero, e tra una scultura e l’altra è possibile sostare meravigliati davanti a un’opera giovanile di tal Jacopo Robusti detto il Tintoretto La disputa di Gesù tra i Dottori; e poco più in là nuove sculture ci sorprendono, così come le sale dedicate all’Età Borromaica, con il Paliotto realizzato nel 1606 per la canonizzazione di san Carlo Borromeo dalle ricamatrici lombarde, loro che erano in grado di “dipingere con l’ago”. Poi le grandi tele del Cerano e i relativi modelli per le sovrapporte del Duomo, e ancora sculture, arazzi e bozzetti presentati nei secoli dagli artisti alla commissione della Veneranda Fabbrica per approvazione. Il tempo passa, il Duomo è cresciuto, stupisce lo scheletro in ferro ossidato della statua della Madonnina: risale al 1774 e fu sostituito negli anni Sessanta del Novecento con uno in acciaio inossidabile. Ci guarda, quella sagoma. E ancora seguono altre prove d’artista, vetrate ottocentesche, modelli per la facciata e il modellone in legno usato dagli architetti - nei secoli - come guida per le scelte costruttive. Chiude questa carrellata ideale “in stile rapsodico” la sala dedicata al concorso per la Quinta Porta del Duomo, l’ultimo tassello nella costruzione del Monumento. Fu realizzata nel 1965 da Luciano Minguzzi, l’artista vinse il concorso a pari merito con Lucio Fontana che, con la sua arte novissima, meritò il plauso ma non la commissione dell’opera.

Sono queste solo alcune delle opere d’arte in attesa di mostrarsi ancora. Il passato sopravvive nel presente attraverso le sue rovine, nella materialità “sottratta” all’usura del tempo. Lo spirito del Duomo è anche nelle tracce conservate all’interno del suo Museo, che offrono continue e sorprendenti narrazioni. Poiché il tempo è prima di tutto un “grande scultore”, come ebbe a dire Marguerite Yourcenar.

Per visitare il Museo del Duomo virtualmente, immergiti nella realtà virtuale del Duomo @ 360°