L’antello della Natività in Duomo
Esposto presso l’altare di San Giovanni Bono, nel transetto della Cattedrale
A partire dal 15 Dicembre, in occasione del periodo natalizio, fino al prossimo 6 Gennaio, presso l’altare di San Giovanni Bono, è possibile ammirare “più da vicino”, rispetto alla sua collocazione abituale, un antello che raffigura Natività del Signore.
L’antello proviene dall’originale vetrata quattrocentesca del Duomo dedicata al Nuovo Testamento. È questo il modo con cui la Cattedrale sceglie di “fare il Presepe” ogni anno.
Nel numero de Il Duomo Notizie, scaricabile qui e in distribuzione gratuita in questi giorni in Cattedrale, è offerta una descrizione accurata e precisa dell’Opera. Ne proponiamo un estratto.
L’antello raffigurante la Natività proviene dal quinto finestrone della navata meridionale del Duomo, che ospita la vetrata con le Storie del Nuovo Testamento. Non si tratta però della sua collocazione originale. Si trovano qui, infatti, raccolti e ricomposti alcuni degli antelli eseguiti in epoca rinascimentale per la grande vetrata absidale, dedicata appunto al Nuovo Testamento, smontati nell’Ottocento da Giovanni Bertini che si occupò del rifacimento della vetrata stessa a partire dal 1838.
L’antello, databile agli anni ‘80 del Quattrocento, fa parte del gruppo realizzato su cartoni di Vincenzo Foppa. In uno spazio stretto che lascia appena intravedere il paesaggio, la Vergine, avvolta nel volume ampio del mantello, è inginocchiata con le mani giunte. Il Bambino Gesù è rappresentato in primo piano disteso a terra su un drappo blu ed è colto nel gesto naturalissimo e spontaneo di portarsi il piccolo pugno alla bocca. Alle spalle della Vergine, san Giuseppe è in piedi, appoggiato al suo lungo bastone. Il secondo piano è quasi interamente occupato dalla stalla, che si disegna sul cielo azzurro. Il semplice edificio è costruito con una studiata volumetria e una grande attenzione alla prospettiva, come si può apprezzare nel soffitto che si stringe dietro l’arco e nella struttura del tetto spiovente. Dall’arco spuntano le teste di un asino e un bue che si sporgono per raggiungere la mangiatoia piena di fieno.
Nonostante alcuni inserti ottocenteschi, la vetrata si presenta ancora in buone condizioni. Questo splendido e delicato antello, che rivela appieno il vivace e dinamico clima culturale del cantiere del Duomo sul finire Quattrocento, ci aiuti a contemplare e celebrare il Mistero dell’Incarnazione.
«Camminiamo nella luce del Signore» (Isaia 2,5): il Natale di Gesù non è un evento confinato nel passato. Nella luce del Figlio di Dio, che viene ad abitare in mezzo a noi e “pone la sua tenda fra le nostre tende”, acquista nuovo significato anche il nostro presente di comunità cristiana. Il cuore di Dio si è chinato sull’uomo. «Il Verbo si è fatto carne: la gloria che rende partecipi della vita di Dio non è una risposta, ma una presenza; non è una soluzione ai nostri problemi, ma la prossimità; non è un evento grandioso, ma la condivisione della fragilità» (monsignor Mario Delpini).