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Le botteghe all’ombra della Cattedrale

Sfogliando tra le carte dell'Archivio della Veneranda Fabbrica del Duomo

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16 Giugno Giu 2021 1740 16 giugno 2021

In questa clima di ritrovata libertà che ci fa riscoprire il Duomo e la città in tutto il suo splendore, potremmo ritrovarci a passeggiare, non lontano dalla Cattedrale, in via Orefici. Il nome della via lascia poco all’immaginazione e ci rimanda a un passato lontano, che tuttavia è a portata di mano tra le carte dell’Archivio della Veneranda Fabbrica del Duomo di Milano, custode instancabile della memoria del Duomo e dei suoi dintorni da oltre sei secoli.

A Milano da sempre, ma ancor di più da quando ebbe inizio il grandioso cantiere del Duomo, il centro è stato animato dalle più diverse attività commerciali, nella gestione delle quali la Veneranda Fabbrica svolse spesso un ruolo importante. Essa infatti fu più di una volta arbitro e interlocutore tra i diversi protagonisti della vita socioeconomica milanese, facendosi garante degli interessi delle realtà corporative (orefici, facchini, offellari, speziali, …) che per contro, in un dialogo incessante tra la città e il suo Duomo, gareggiavano nella promozione di iniziative artistiche, facendosi mecenati per esempio di meravigliose vetrate.

Scorrendo i documenti del capo Università e Paratici dell’Archivio storico della Veneranda Fabbrica del Duomo (AVFDMi, Archivio Storico, cart. 114, fasc. 8) si incontrano tre incisioni di piccole dimensioni, che una nota archivistica dichiara trovate sparse altrove e collocate nel fascicolo relativo agli Orefici: si tratta delle riproduzioni di tre insegne di altrettante botteghe orafe.

Nel passato infatti, non molto diversamente da quel che accade ora, per segnalare le proprie botteghe, gli artigiani esponevano in corrispondenza di esse immagini e scritte per renderle più visibili alla potenziale clientela. E, come testimoniano questi esemplari, nel tempo iniziarono anche a far stampare tali insegne, corredate dal proprio nome e dalla descrizione della propria attività, in quella che può dirsi una vera e propria iniziativa pubblicitaria.

Le tre incisioni conservate in questo fascicolo sono databili rispettivamente intorno al 1794, al 1816 e al 1827. Nei primi due casi la data è ricavabile da alcuni appunti manoscritti sul verso, che ci rivelano peraltro anche la ragione per cui, tra le carte della Fabbrica, si sono conservati questi antichi “volantini”: furono infatti usati come promemoria per il pagamento di alcuni lavori fatti dai rispettivi orafi per la Fabbrica.

La terza incisione, invece, che raffigura in un’elegante cornice un organo, segno dell’orefice Melchiore Cattaneo, può essere datata intorno al 1827, anno in cui “L’interprete milanese, o sia Guida generale del commercio e dei recapiti di Milano per l’anno 1827” annovera, nel lunghissimo elenco di “Orefici, Argentieri, Bigiottieri e Giojellieri”, anche appunto un Melchiorre Cattaneo orefice, nella contrada de’ Pennacchiari “al segno dell’organo”.

Ancora una volta l’Archivio testimonia l’indissolubile intreccio tra la Veneranda Fabbrica e la vita cittadina, suggerendoci anche l’immagine di ciò che poteva scorgersi tra le fitte vie del centro, all’ombra della maestosa Cattedrale.