Palazzo dei Canonici
Le antiche abitazioni dei Canonici del Duomo sorgevano, insieme a quella dell’Arcivescovo, contigue alla parte absidale del Duomo ma, quando nel 1394 venne decisa la costruzione del Camposanto su quest’area, dovettero essere demolite e spostate nella zona vicino al Verziere.
Nel 1493, Galeazzo Maria Sforza donò all’architetto Arcimboldi l’edificio che un tempo era stato abitazione dell’arcivescovo Giovanni Visconti e sede della Curia, passato poi in proprietà alla Corte ducale. L’idea dell’Arcimboldi e dello Sforza era di sistemare questo complesso in modo da completare la sede vescovile e di fabbricarvi la Canonica per gli Ordinari del Duomo. Il progetto studiato dall’Amadeo, allora architetto della Fabbrica del Duomo, comprendeva la realizzazione di ventidue abitazioni per i Canonici.
Subito sorsero difficoltà nella concretizzazione del progetto che fu poi affidato al Pellegrini, responsabile in quegli anni anche della sistemazione del vicino Arcivescovado. La ricerca artistica del Pellegrini, pur vincolata dalle preesistenze non gli impedì di realizzare il grande cortile di forma quadrata. Il monumentale portone di ingresso introduce alla severità dello spazio interno, racchiuso da un doppio porticato, risolto con ampie arcate e con un paramento a bugnato rustico. Nella fronte interna del porticato, coperto con volte a vela, le semplici pareti intonacate sono scandite dai portali e dalle finestre delle case canonicali, sottolineati dalle comici di pietra.
Fulcro del complesso erano gli spazi comunitari: la biblioteca, l’archivio, la sala delle riunioni del Capitolo, la cappella, per le quali anche la soluzione architettonica voleva essere più forte e rappresentativa. Anche le due scale che collegano al piano superiore, pur nella loro diversità, mostrano la ricerca pellegriniana. Il primo scalone, vicino all’ingresso, ricorda con la sua sobria monumentalità le scale dei palazzi nobiliari e quella del vicino Arcivescovado; la seconda scala, ampia ma a chiocciola, ripropone un modello bramantesco.
Un altro collegamento ideato dal Pellegrini in quegli anni è quello sotterraneo con la Cattedrale in modo da poterla raggiungere senza attraversare la strada, allora confusa per il traffico e le bancarelle. Decorato con segni sacrali proponeva, e ancor oggi propone, un percorso di raccoglimento, quasi di introduzione alle funzioni religiose che ci si appresta a celebrare.
Oggi l’insieme del Palazzo appare alterato da una serie di interventi che nel tempo lo hanno in parte modificato. Un lato della loggia superiore fu chiuso nel XVII secolo per collocarvi la Galleria dei quadri donati all’Arcivescovado dal cardinale Cesare Monti; molti degli spazi comuni hanno mutato la loro destinazione. Nel cortile campeggiano due colossali statue ottocentesche, raffiguranti Mosè e Aronne.