Il bozzetto, databile al biennio 1971-1972 ed esposto in Museo presso la sala dedicata al Novecento (n. 20), è la fusione bronzea postuma del primo originale in gesso eseguito nel 1951 da Lucio Fontana per la quinta porta del Duomo, cioè la prima da destra guardando la facciata.
Nel 1950 la Veneranda Fabbrica del Duomo aveva infatti indetto un concorso nazionale per la realizzazione della porta, l’ultima mancante dopo quella centrale di Lodovico Pogliaghi (1906) e le tre laterali di Arrigo Minerbi, Giannino Castiglioni e Franco Lombardi (1948-1950).
Ciascun partecipante era tenuto a presentare un bozzetto della porta in scala ridotta, avente come tema “Origine e vicende del Duomo”, e un particolare di dimensioni reali, entrambi in gesso; la proposta di Fontana, maestro italo-argentino dello Spazialismo celebre in tutto il mondo per i suoi “Tagli”, risultò essere fra le sette giudicate migliori, insieme a quella, fra le altre, di Luciano Minguzzi.
Il bozzetto bronzeo di Fontana, fatto eseguire dalla Fabbrica dopo la scomparsa dell’artista (1968) per salvaguardare l’integrità dell’originale in gesso, è composto da un’unica superficie rettangolare, senza suddivisione in battenti, sulla quale si dispongono dodici episodi a bassorilievo dallo stile semi figurativo, incentrati sulla storia plurisecolare del Duomo dalla sua fondazione nel 1386 fino al bombardamento del 1943.
La narrazione, che si origina in basso a sinistra e prosegue orizzontalmente, comprende: “L’arcivescovo Antonio da Saluzzo promulga la bolla di Fondazione del Duomo”, “L’arcivescovo Antonio da Saluzzo e Gian Galeazzo Visconti pongono la prima pietra”, “Il trasporto dei Corpi Santi”, “Nobili e plebei prestano la loro opera manuale gratuita”, “Papa Martino V consacra l’Altar Maggiore”, “San Carlo consacra il Duomo”, “San Carlo tiene il primo concilio episcopale”, “Processione del Santo Chiodo”, “Il cardinal Federico esuma la salma di san Carlo in Duomo”, “Parini e Manzoni”, “Il cardinal Ferrari”, “Il bombardamento di Milano”.
L’opera è conclusa all’estremità superiore da una teoria di sei papi lombardi (“Alessandro II, Urbano III, Celestino IV, Pio IV, Innocenzo XI e Pio XI”), mentre all’interno di tre bordi (sinistro, superiore e destro) corre un’iscrizione latineggiante di prova.
Lo stile particolare del bozzetto suscitò un ampio dibattito all’interno della commissione giudicatrice del concorso , secondo la quale “non la porta, ma gli episodi in essa contenuti, è ciò che il Fontana ha presentato, episodi iconograficamente non molto evidenti ma vibranti di una forza che sembra volersi liberare della materia, e ricchi di colore. Queste qualità raggiungono la loro più alta espressione nel particolare”.
In effetti anche gli studiosi non hanno mancato di sottolineare la peculiarità dell’opera, nella quale le figure sembrano emergere dalla superficie di fondo senza cristallizzarsi in forme definitive, esprimendo una vitalità plastica affine a quella del barocco.
Tuttavia, pur riconoscendone l’elevato valore artistico, la commissione temeva che la modernità della proposta, se attuata, avrebbe potuto “turbare violentemente” l’equilibrio della facciata della Cattedrale: così, dopo un secondo grado di concorso vinto alla pari da Fontana e Luciano Minguzzi, nel 1957 la realizzazione della porta sarebbe stata affidata a Minguzzi, il cui stile fu ritenuto più congeniale al Duomo rispetto a quello del collega.
Fatta realizzare dalla Fabbrica fra 1971 e 1972 per salvaguardare l’integrità dell’originale in gesso, andato comunque purtroppo disperso, la fusione in bronzo del bozzetto di Fontana è entrata a far parte della collezione del Museo, insieme alla quasi totalità di quelle delle altre prove elaborate dallo scultore per il concorso.
Gli originali in gesso sono stati invece depositati fra 2000 e 2001 presso il Museo Diocesano milanese, ad eccezione dell’ultimo bozzetto per la porta (1955-1956) e del “Cavaliere” modellato per il secondo grado della competizione, mai fuso in bronzo (1951-1952).