Scultura

Virtù (Prudenza)

di Scultore lombardo

Cronologia: Primi decenni del XVI secolo

Misure cm: 187 × 58 × 48

Materia e Tecnica: Scultura a tuttotondo in marmo di Candoglia

N. Inventario: ST143

Raffigurante una Virtù, forse la “Prudenza”, e databile ai primi decenni del Cinquecento, la scultura in marmo di Candoglia proviene da un finestrone del tiburio del Duomo, da dove fu rimossa negli anni Sessanta per entrare in Museo nel 1973. Qui è oggi esposta nella sala dedicata all’età sforzesca (n. 7).

La Prudenza, nella teologia cattolica una delle quattro Virtù cardinali insieme a Giustizia, Fortezza e Temperanza, è rappresentata come una donna imponente dallo sguardo assorto, rivolto verso la sua sinistra.

I lunghi capelli, suddivisi in due bande sulla fronte, sono sormontati da un diadema.

Stante su un basamento poligonale e abbigliata con una tunica e un manto dagli ampi panneggi, in origine la figura teneva fra le mani due oggetti, oggi non identificabili perché lacunosi.

Ricondotta dagli studiosi a un ignoto scultore lombardo attivo per la Cattedrale nei primi decenni del Cinquecento, sul piano stilistico la “Prudenza” è espressione di un linguaggio classicheggiante, introdotto in Duomo da scultori come Benedetto Briosco, Cristoforo Solari e Andrea Fusina.