Rinvenuta nel 2013 in un deposito del Duomo e oggi esposta in Museo, nella sala dedicata alle origini della Cattedrale (n. 3), la formella a stampo, leggermente incurvata, conserva la sagoma laterale e posteriore per l’inserimento in una struttura muraria.
L’opera, risalente al terzo quarto del Quattrocento, appare caratterizzata da due motivi a sviluppo verticale: la fascia più sottile ed esterna è decorata con una sequenza di palmette trifide lanceolate, completate nei vuoti da una doppia fila di quattro sferette. La porzione a sviluppo semicilindrico, invece, è riempita da un nastro liscio tortile con il motto beneaugurante “AVE DEO”, preceduto da piccoli fiori a quattro petali e intervallato da una fila di perline lisce e da una di scaglie triangolari.
Secondo gli studiosi la formella non sarebbe pertinente al Duomo, appartenendo piuttosto, insieme ad altre simili, allo stipite di una finestra di un edificio milanese di età sforzesca: essa presenta infatti parecchie analogie con formelle che ricorrono in alcune bifore quattrocentesche dell’Ospedale Maggiore di Milano (1459-1467). Inoltre, l’esemplare del Museo della Cattedrale risulta identico a formelle conservate nei depositi del Museo d’Arte Antica del Castello Sforzesco, provenienti dalle finestre ad arco acuto del cortile della casa Missaglia.
Quest’ultima, demolita nel 1902 per far posto all’odierna via Victor Hugo, si trovava in via Spadari, e costituiva una delle più preziose testimonianze dell’architettura quattrocentesca lombarda. Abitata dalla celebre famiglia Missaglia, annoverante alcuni fra i più grandi armaioli del tempo, prima della sua distruzione la casa fu studiata dagli architetti Luca Beltrami e Gaetano Moretti, che ne prelevarono le parti in miglior stato per esporle in una ricostruzione al Castello Sforzesco: in questo modo riuscirono a salvaguardare alcune finestre e la scala gotica con colonne e capitelli in pietra.