Il rilievo in terracotta, datato a prima del 1622 e oggi esposto in Museo presso la sala dedicata all’età borromaica (n. 10), appartiene al ciclo dei modelli preparatori per i 17 rilievi marmorei con le “Storie della Vergine” destinati alla cinta del coro del Duomo.
Di dimensioni rettangolari, l’opera raffigura “Gesù tra i dottori”, episodio evangelico secondo il quale il dodicenne Gesù, in visita con i genitori a Gerusalemme, si trattiene a loro insaputa nel tempio, interrogando i dottori della Legge su questioni teologiche e sconcertandoli con la sua intelligenza.
Il giovane Cristo si trova al centro della scena, seduto su uno scranno rialzato: lo circondano i dottori in ascolto, colti in atteggiamenti e pose diversificate. Sulla sinistra, in secondo piano, la Vergine e san Giuseppe osservano a sua volta il figlio.
Sullo sfondo, reso prospetticamente da una fila di colonne, si intravedono alcuni edifici sormontati da cupole.
In base alle fonti d’archivio, gli studiosi hanno ricondotto il modello a Giovan Andrea Biffi, che insieme ad altri colleghi eseguì le versioni preparatorie in terracotta e quelle definitive in marmo di Carrara dei rilievi con le “Storie della Vergine”, costituenti uno dei più importanti cicli lombardi dell’arte plastica di primo Seicento. In queste pregevoli sculture, infatti, permangono ancora modalità compositive ed espressive tipicamente tardo-manieristiche.
Per quanto riguarda il modello di Biffi con “Gesù tra i dottori”, realizzato in marmo fra 1622 e 1626, la critica ha osservato la stretta relazione dell’opera con lo stile del pittore Camillo Procaccini, autore dei disegni preparatori per i rilievi raffiguranti la “Presentazione della Vergine al tempio” e la “Natività”, eseguiti rispettivamente da Biffi e Marco Antonio Prestinari con Giovan Battista Bellandi.
L’influenza esercitata dai dipinti di Procaccini si avverte anche negli altri modelli di Biffi esposti in Museo (“Presentazione della Vergine al tempio”, “Visitazione”, “Purificazione”, “Assunzione”, “Fuga in Egitto”), dove pur tenendo fede al proprio stile lo scultore guarda al pittore sia nelle ambientazioni sia per le pose e l’abbigliamento dei personaggi.