Scultura

Gigante

di Scultore lombardo dell'ambito di Jacopino da Tradate (notizie dal 1401 - Mantova, 1464-1466?)

Cronologia: Primo-secondo decennio del XV secolo

Misure cm: 220 × 83 × 65

Materia e Tecnica: Marmo di Candoglia a tuttotondo

N. Inventario: ST51

Databile fra il primo e il secondo decennio del Quattrocento, il “Gigante” proviene dall’esterno del Duomo, nello specifico da un contrafforte a sinistra del finestrone meridionale dell’abside: eseguito da un anonimo scultore lombardo, è stato rimosso dalla Cattedrale per ragioni conservative e sostituito da una copia. Dal 2013 risulta esposto presso la sala del Museo dedicata all’epoca viscontea (n. 4).

L’imponente statua appartiene al gruppo dei 96 “Giganti” del Duomo, interpretazione aggiornata del tema classico della cariatide e dell’atlante, usati in architettura fin dall’arte greca. Realizzati dal Quattrocento al Settecento, i “Giganti” della Cattedrale milanese sostengono, alcuni solo metaforicamente, i doccioni per lo scarico delle acque piovane: poggianti su una mensola a forma di scivolo triangolare, hanno varie fisionomie di grande espressività (vecchi barbuti seminudi, personaggi in vesti popolari, giovani paggi e figure bibliche).

In particolare, l’esemplare esposto in Museo rappresenta un giovane pastore appoggiato a un virgulto e inserito in una nicchia, con sguardo assorto rivolto verso il basso, raffinata acconciatura e morbido modellato. Scalzo, veste una corta tunica con orli irregolari, stretta in vita da un ramo di vite che costituisce una soluzione di straordinario naturalismo.

Per quanto riguarda l’autore, gli studiosi hanno ipotizzato che possa essere riconosciuto in un allievo di Jacopino da Tradate, dal 1415 scultore a vita presso il cantiere del Duomo e posto a capo di una bottega di formazione di giovani lapicidi. Al 1424 risale la sua statua marmorea di papa Martino V nel tornacoro, dalla quale emergono sia un’interpretazione classicheggiante della pienezza lombarda, come testimonia la morbida ricchezza del panneggio, sia una forte tensione naturalistica, che indaga tanto i particolari naturalistici quanto la psicologia del soggetto rappresentato.