Raffigurante la “Maddalena”, la scultura in marmo di Candoglia risale al 1414 e proviene dal capitello di un pilone del tiburio del Duomo, da cui è stata rimossa per entrare in Museo nel 1969. Attualmente l’opera è esposta nella sala dedicata all’epoca viscontea (n. 4).
La santa, ossessa miracolata da Gesù che lo seguì fino alla crocifissione ed ebbe per prima il privilegio di vederlo risorto, è rappresentata con un libro nella mano sinistra e nella destra l’urna degli unguenti, suo consueto attributo.
La figura è elegantemente arcuata in un leggero anchement (ancheggiamento), assecondato dal mantello che la avvolge, lasciando scoperta la spalla sinistra e parte del torace. Il volto, incorniciato da lunghe chiome divise in ciocche parallele discendenti lungo le spalle, è caratterizzato da fronte bombata, arcate sopraccigliari e occhi con le iridi dipinte segnati da sottili tratti lineari.
Grazie a un documento d’archivio che ne testimonia la commissione, la “Maddalena” è stata attribuita dagli studiosi ad Antonio Briosco, operante per il Duomo dal 1414 in molteplici ruoli: scultore, ingegnere, deputato, mercante di ferro e vetro.
Appartenente alla stessa famiglia di Benedetto Briosco, promotore in Cattedrale della svolta rinascimentale della scultura lombarda di fine Quattrocento, nella “Maddalena” Antonio si mostra suggestionato da modelli trecenteschi, come denunciano i tratti somatici del volto o la scollatura profonda ma molto stilizzata della veste, poi ristretta sotto il seno.
Il tono un po’ arcaicizzante della statua trova forse qualche spiegazione nell’attività di restauro condotta da Briosco, come attesta la sua partecipazione alla risistemazione del sarcofago di un non precisato duca di Milano nel 1421.
Sempre a Briosco è inoltre ricondotto un “San Nazaro”, situato in origine su un pilone del Duomo e anch’esso databile al 1414: i documenti d’archivio ne esaltano la preziosità, derivante da particolari in rame (spada, palma del martirio, speroni) e dorature.