Come per la guglia G23, anche in questo caso gli studi condotti dall’Archivio della Veneranda Fabbrica attribuiscono a quest’opera una doppia identità, individuata nelle figure di San Desiderio e San Quirino.Vissuto nel IV secolo, San Desiderio sembra fosse originario dei dintorni di Genova e designato miracolosamente alla sede episcopale di Langres. Un chierico della città, tale Varnacario, scrisse all’inizio del VII secolo un racconto sul martirio di san Desiderio, basandosi principalmente su tradizioni locali; secondo questo Varnacario, il vescovo Desiderio sarebbe stato decapitato durante un’invasione dei Vandali guidati da Croco, anche se sembra ci sia stata una confusione di date a riguardo, e che quindi tale invasione citata fu in realtà quella dei Germani negli anni 355-357. Una leggenda racconta che dopo la sua decapitazione, il santo vescovo raccolse la sua testa e rientrò in città attraverso una fenditura della roccia che si era aperta per farlo passare, tutt’oggi ancora mostrata.San Quirino, invece, era un tribuno romano al quale vennero consegnati i martiri Alessandro, Evenzio e Teodulo. La sua conversione avvenne dopo aver assistito ai miracoli operati dai tre martiri e fu battezzato insieme con la figlia Balbina; in seguito subì egli stesso il martirio e morì decapitato il 30 marzo di un anno dell’inizio del III secolo; il suo corpo fu sepolto nel cimitero di Pretestato sulla via Appia, a Roma. Le reliquie del santo ebbero invece una storia a parte e ancora oggi sono venerate nella cattedrale di San Quirino di Nauss. Il suo culto ebbe il maggior picco nel 1471, durante l’assedio che Neuss subì, e da qui si diffuse poi in tutta la Germania, in Belgio e anche in Italia.