San Nabore fu tra i primi Santi Patroni di Milano insieme a San Felice. Si narra che Nabore fosse un soldato di origine nordafricana arrivato a Milano nel IV secolo per servire l’esercito di Massimiano, allora governatore delle regioni nord-occidentali. Qui si convertì al Cristianesimo e a Lodi Vecchio fu giustiziato. Si trattò di un’epurazione dei cristiani dai ranghi militari: nel 303 la persecuzione contro i cristiani era già esplosa in Oriente, anche contro coloro che appartenevano alle forze militari. Lo stesso Massimiano, seguendo l’invito dei governatori orientali, diede ordine di effettuare le depurazioni nel suo esercito. Nel 311 i corpi di Nabore e Felice, da Lodi Vecchio furono portati nella basilica milanese detta poi “Naboriana”. Il loro culto decadde nel tempo, fino a che nel XIII secolo i francescani non lo ravvivarono. Nel 1799, quando l’antica basilica venne soppressa, i due martiri furono traslati nella Basilica di Sant’Ambrogio, ma i due busti con i crani sparirono, per poi venire ritrovati 160 anni dopo presso un antiquario belga.
Le vicende della statua nel Cantiere Duomo:
Il San Nabore che oggi si può ammirare sulla guglia di facciata G9 fa parte di quel gruppo di statue che furono realizzate attorno la metà del Novecento per essere posizionate sulle cime di guglia rimaste “scoperte” a seguito dei bombardamenti del 1943 che colpirono Milano. L’esecuzione di San Nabore viene infatti datata a metà del ‘900 ad opera di Mario Bassetti. La statua rappresenta un giovane santo già reso prigioniero: la mano destra è legata ad un tronco d’albero posto dietro di lui che lo costringe all’immobilismo, mentre la mancina è saldamente poggiata al petto e stringe un crocifisso, segno della profonda fede del Santo.