Se l’appellativo non rischiasse di apparire troppo leggero e irriverente, potremmo dire che sant’ Ambrogio fu uno dei più efficaci “talent-scout” della storia. Scavando letteralmente nella storia di Milano, vi ritrovò personaggi illustri, che onoravano la diocesi di cui egli si era trovato così repentinamente alla testa. E da buon “talent-scout” egli sapeva anche lanciare i suoi pupilli con tutti i mezzi della pubblicistica allora disponibili, soprattutto le feste popolari, gli inni sacri e i monumenti. Una delle scoperte di sant’ Ambrogio è appunto san Vittore, di cui egli parlò diffusamente nell’Explanatio evangelii secundum Lucam e nell’inno Victor, Nabor, Felix pii. L’altra fonte “storica” da cui apprendiamo la vita e soprattutto il martirio di san Vittore sono gli Atti, che risalgono al secolo VIII.
Vittore, Nabore e Felice erano tre soldati provenienti dalla Mauritania e di stanza a Milano. Costretti, come altri loro compagni nella milizia e nella fede, a fare una scelta tra l’imperatore e Dio, la loro scelta fu chiara e decisa, ma la sua obiezione di coscienza procurò a Vittore solo l’arresto e la cella di rigore. Dopo avergli fatto passare sei giorni senza mangiare e senza bere per fiaccarne la resistenza, venne trascinato nell’ippodromo del circo (presso l’attuale Porta Ticinese): nonostante l’interrogatorio venisse condotto dallo stesso Massimiano Erculeo e dal suo consigliere Anulino, Vittore rimase ben saldo nel suo rifiuto di sacrificare agli idoli, anche dopo una severa flagellazione. Riportato in carcere, là dove si trova ora Porta Romana, san Vittore venne ulteriormente tormentato: gli versarono piombo fuso nelle piaghe, ma la forte tempra del soldato africano non ne fu ancora fiaccata. Un giorno, anzi, approfittando di una disattenzione dei suoi carcerieri, riuscì ad evadere e a rifugiarsi in una stalla situata nei pressi di un teatro, là dove si trova attualmente Porta Vercellina. Ma ormai il suo peregrinare era terminato: scoperto, venne trascinato in un vicino bosco di olmi e decapitato. Il suo corpo rimase insepolto per una settimana, ma il vescovo san Materno lo ritrovò ancora intatto e fedelmente vegliato da due fiere. Gli venne quindi edificata una tomba sontuosa, accanto alla quale sant’ Ambrogio volle far seppellire suo fratello Satiro. San Vittore è uno dei santi più cari ai milanesi, che gli hanno edificato e intitolato chiese e monumenti, il più tristemente celebre dei quali è… il carcere di S. Vittore. Non per nulla egli è patrono di prigionieri ed esuli.
S. VITTORE
Città di cui è il patrono (patrocinio): Santo Protettore: prigionieri ed esuli Emblema: Palma