La storia di San Sabazio è legata a quella dei Santi Martiri Trofimo e Dorimedonte, uccisi durante il regno dell’Imperatore Aurelio Probo (276-282). La passio in cui è raccontata la vicenda dei tre è ritenuta dubbia dagli studiosi, sia per via delle molte affinità con altre passiones, sia per la relativa tranquillità di cui i cristiani godettero sotto l’impero di Aurelio Probo. Si racconta che Trofimo e Sabazio si trovassero ad Antiochia quando s’imbatterono in un editto dell’imperatore che obbligava i cristiani a sacrificare agli dei. Rifiutatisi di seguire tale pratica, furono arrestati, processati e torturati ferocemente, tanto che Sabazio morì. Trofimo sopravvisse e fu imprigionato, ricevendo le visite di Dorimedonte, senatore cristiano che di lì a poco sarebbe stato imprigionato con lui per aver rifiutato di bruciare l’incenso ai Dioscuri. Entrambi vennero decapitati. Tra realtà e leggenda, la storia di questi tre santi è testimone della crescente conversione al Cristianesimo di principi e reggenti in Oriente, fino a toccare un Senatore. L’impero si stava trasformando da dentro e non avrebbe più potuto fermare una fede che irrorava i palazzi, le ville, le università e le piazze, dalla Persia al Portogallo. La statua attualmente in opera in cima alla Guglia G36 è una riproduzione datata 1987, di cui non si conosce l’autore. Forse si tratta di un marmorino della Fabbrica, ipotesi che prende forma anche grazie ai documenti d’Archivio, i quali ci informano che la statua originale di San Sabazio Martire, opera ottocentesca di Giuseppe Buzzi, venne trasportata presso il Cantiere Marmisti nel 1907 per essere riprodotta.
S. SABAZIO MARTIRE




Tiburio

