SANT’ ACHILLEO

12 MaggioGuglia transetto sud-G96
Emblema: Palma
La figura di Sant’Achilleo viene spesso associata a quella di San Nereo. Entrambi martiri romani vissuti nel III secolo, vennero sepolti su due delle arterie più famose, la via Ardeatina e la via Aurelia. Nonostante siano ricordati entrambi nella giornata del 12 maggio, il loro culto è sempre stato separato e le loro memorie liturgiche vengono celebrate con formulari propri secondo l’antica tradizione romana. Il documento più antico sui santi Nereo ed Achilleo è l’epigrafe scritta in loro onore da Papa San Damaso nel IV secolo, e la testimonianza di numerosi pellegrini ne ha tramandato il contenuto prima che essa venisse distrutta. L’archeologo Giovanni Battista De Rossi nel XIX secolo è riuscito nell’impresa di rimettere insieme i frammenti, raccontandoci che Nereo e Achilleo erano soldati arruolati nell’esercito che eseguivano gli ordini di un tiranno, e che improvvisamente si convertirono al Cristianesimo, riuscendo a fuggire dal campo. Pare dunque certo che fossero pretoriani e che, più o meno improvvisamente, abbiano deciso di convertirsi al cristianesimo, pagando con il loro sangue la loro fede. Nel 1874 sempre De Rossi scoprì le loro tombe vuote ed una scultura contemporanea in una chiesa romana sotterranea fatta edificare nel 390 d.C.. Il loro sepolcro consisteva in una tomba di famiglia, situata in quello che sarà più tardi denominato cimitero di Domitilla.Della statua che oggi poggia sulla Guglia G96 non si hanno molte notizie. Sappiano che si tratta di una riproduzione del 1966, ma non si conosce il nome di chi l’ha scolpita, né si hanno notizie sulla statua originale. Si sa solo che quest’ultima svettava sulla cima di guglia fino al 1939. C’è la possibilità che sia stata coinvolta nei bombardamenti della Seconda Guerra Mondiale, e che per questo motivo venne commissionato ad uno scultore esterno oppure ad un marmorino della Veneranda Fabbrica di realizzarne una copia. Il Sant’Achilleo che si può oggi ammirare è rappresentato in una posa solenne, con il braccio destro alzato come se stesse sorreggendo un’arma invisibile e il braccio sinistro contro il petto, quasi in un atto di giuramento.