La vita di Sant’Esichio di Antiochia ci ricorda il destino dei tanti cristiani martiri che si rifiutarono di sacrificare agli idoli, per seguire la propria fede. Siamo nel IV secolo, Esichio decise di lasciare la divisa militare in seguito ad un editto di Massimiano Galerio (303 d. C.). Iniziò così a professare apertamente il cristianesimo e da quel momento ebbero inizio le persecuzioni, in seguito alle quali fu arrestato e infine condannato a morte. Il martirio avvenne in acqua: Esichio venne infatti gettato nel fiume Oronte con una pietra legata alla mano destra, un dettaglio ben visibile anche nella statua posta in cima alla Guglia G55 del Duomo: il polso è cinto da un drappo unito al masso che portò Esichio nelle profondità dei flutti, fino alla morte. Nel Martirologio Romano Esichio è ricordato in diverse date, per questo appare difficile determinare quale sia il giorno che potrebbe venire considerato come dies natalis di questo santo, anche se la data del 29 maggio appare sia nel Martirologio Sirìaco, sia in quello Geronimiano.La statua raffigurante Esichio ad oggi in cima alla guglia G55 è una riproduzione dell’opera originale scolpita nel 1835 da Gaetano Matteo Monti. Presso il Museo del Duomo è conservato un modello in gesso realizzato dall’artista che ritrae il Santo nella medesima posa: il busto è lievemente ruotato, stringe, osservandola, una croce nella mano sinistra, mente la destra è già saldamente legata al masso che lo condurrà al martirio nel fiume Oronte.
SANT’ESICHIO MARTIRE
Emblema: Croce