Vissuto a Roma a cavallo tra il I e il II secolo, Eustachio è stato un martire romano: la leggenda vuole che prima della conversione il suo nome fosse Placido, generale al servizio di Traiano. Un giorno si trovava a caccia, inseguendo uno splendido cervo e, quasi in procinto di uccidere l’animale, Placido ebbe come una visione: tra le corna del cervo apparve una croce luminosa e la figura di Gesù Cristo che gli si rivolgeva, dicendogli ‹‹Placido perché mi perseguiti? Io sono Gesù che tu onori senza sapere››. Questo episodio lo spinse alla conversione e da quel momento il suo nome fu Eustachio, dal greco colui che è “ricco di spighe”. Dopo che si convertirono anche la moglie e i due figli, ebbero però inizio una serie di sfortunate vicende: perso ogni bene, emigrò in Egitto, ma durante il viaggio la sua famiglia fu divisa, la moglie trattenuta dal capitano della nave, i figli rapiti dalle fiere non appena sbarcati. Così per quindici anni visse da solo in un villaggio chiamato Badisso finché l’imperatore Traiano non lo mandò a chiamare: i Barbari avevano invaso l’impero, egli aveva bisogno di lui. Tornato nel suo ruolo di comandante, arruolò come sottoufficiali due uomini robusti e valorosi, senza rendersi conto che in realtà si trattava dei suoi due figli sopravvissuti. Quando la guerra fu vinta, la famiglia riuscì a ricongiungersi, ma Traiano morì e gli successe Adriano che ordinò un rito di ringraziamento nel tempio di Apollo per aver vinto la guerra. Anche Eustachio presenziò alla cerimonia, ma si rifiutò di sacrificare agli dei e per questo venne condannato a morte insieme ai suoi familiari.L’autore della statua posta in cima alla guglia G33 è Grazioso Rusca, proto statuario della Veneranda Fabbrica del Duomo nei primi anni del XIX secolo. L’opera fu realizzata nel 1813. Sant’Eustachio è qui rappresentato come un uomo barbuto, mano destra poggiata sul fianco mentre con la sinistra pare stia impugnando un’arma invisibile, forse potrebbe essere una lancia, nel tempo poi rimossa.
S. EUSTACHIO
Città di cui è il patrono (patrocinio): Cacciatori e guardiacaccia, Patrono della città di Matera Emblema: Cerva, palma