Il 15 aprile alle ore 18.00 la presentazione presso il Teatro alla Scala
Martedì 15 aprile, alle ore 18.00, nel Ridotto dei Palchi ‘Arturo Toscanini’ del Teatro alla Scala di Milano, il Quartetto della Veneranda Fabbrica del Duomo presenterà la sua prima fatica discografica: “Die sieben letzten Worte unseres Erlösers am Kreuze” (“Le ultime sette parole del nostro Redentore sulla croce” di Joseph Haydn.
Una presentazione con interventi di Giorgio Preda e Franco Pulcini ed esecuzioni musicali che apre la settimana pasquale alla Scala. Il Teatro, infatti, presenterà giovedì 17, per il ciclo delle Orchestre Ospiti, la Johannes-Passion di Bach con l’Ensemble Pygmalion diretto da Raphaël Pichon.
Il CD pubblicato da Brilliant Classics si avvale di una voce recitante d’eccezione: Aldo Cazzullo.
IL QUARTETTO DELLA VENERANDA FABBRICA DEL DUOMO DI MILANO
Il Quartetto nasce dalla volontà comune della Veneranda Fabbrica del Duomo di Milano e di quattro musicisti che fanno parte dell’Orchestra del Teatro alla Scala: Andrea Pecolo, Matteo Amadasi, Stefano Lo Re e Alfredo Persichilli. L’iniziativa arricchisce il dialogo che prosegue negli anni fra il Teatro alla Scala e la Veneranda Fabbrica del Duomo attraverso conferenze e concerti.
Il Quartetto in residenza presso la Veneranda Fabbrica fa il suo debutto in aprile 2024, con la stagione “Archi d’Incanto”, svoltasi nei mesi di aprile e maggio nel Duomo di Milano con grande affluenza di pubblico. Si colloca quindi come presenza nelle iniziative culturali proposte che si svolgono nel Duomo di Milano. Nel mese di giugno, inaugurerà la stagione musicale delle aperture straordinarie delle Terrazze del Duomo al tramonto, previste fino a settembre. Nel 2025, inoltre, sarà presente con tre appuntamenti all’interno della stagione “Sintonie” presso la Fondazione Morandini di Varese. Nel mese di settembre 2025, infine, uscirà per la rivista “Amadeus” l’incisione dei due quartetti di Ferruccio Busoni.
UN COMMENTO ALLE “ULTIME PAROLE”
Di seguito un estratto dalle note di Franco Pulcini sulle “Ultime parole”.
“Die sieben letzten Worte unseres Erlösers am Kreuze” è un’opera musicale del 1787, sulla quale Haydn è tornato varie volte. Il titolo originale era in italiano: “Musica instrumentale sopra le ultime 7 parole del nostro Redentore in croce”: era stato scritto su richiesta del sacerdote José Saenz de Santamaría, marchese di Valde-Íñigo, per la cappella di Santa Cueva della chiesa parrocchiale di Cadice Nuestra Segñora del Rosario.
L’autore ci ha lasciato spiegazioni sull’ambientazione dell’esecuzione: «… I muri, le finestre, i pilastri della chiesa erano ricoperti di drappi neri e solo una grande lampada che pendeva dal centro del soffitto rompeva quella solenne oscurità. A un’ora precisa le porte venivano chiuse e aveva inizio la cerimonia. Dopo una breve funzione il vescovo saliva sul pulpito e pronunciava la prima delle sette parole (o frasi) tenendo un discorso su di essa. Dopo di che scendeva dal pulpito e restava inginocchiato davanti all’altare. Questo intervallo di tempo era riempito dalla musica. Allo stesso modo il vescovo pronunciava poi la seconda parola, poi la terza e così via, e la musica seguiva al termine ogni commento su di essa. La musica da me composta dovette adattarsi a queste modalità».
In origine si trattava di pagine per orchestra che invitassero i fedeli alla meditazione per la Passione, in particolare per la cerimonia del Venerdì Santo. Haydn ne fece subito una versione per quartetto d’archi. Ne trarrà in seguito un oratorio per quattro soli, coro e orchestra, eseguito a Vienna nel 1796.
L’autore era molto legato a queste pagine, che lo allontanavano dalla schiettezza rurale e dai ritmi spigliati per i quali è ricordato, per concentrarsi sull’immagine straziante della morte di Cristo, quasi un crocifisso fattosi musica. Una serie di tempi lenti grondanti onomatopee del dolore, scritti per evocare l’agonia del Salvatore e la sua divina dignità. La musica ne accompagna il lento trapasso, coglie il senso di abbandono da lui provato, descrive il progressivo calare del suo respiro e lo spegnersi della sua parte umana, fra quelle sette frasi di poche parole ricordate nei Vangeli. Il cristianesimo è scuola di pietà per la sofferenza altrui, e l’immedesimazione nei dolori di Dio fattosi uomo è il primo passo per riscattarci dall’indifferenza e dall’egoismo.