L’opera San Bartolomeo scorticato, realizzata nel 1562 dallo scultore lombardo Marco d’Agrate, ha lasciato oggi il Duomo per un necessario restauro, disposto dalla Veneranda Fabbrica per ragioni conservative.
Tra le più note sculture della Cattedrale di Milano, il suo rientro in Duomo è atteso nella primavera del 2025.
L’opera rappresenta il pescatore Bartolomeo, uno degli Apostoli di Cristo, inviato nel mondo a predicare la Sua parola. Secondo la tradizione, Bartolomeo si spinse fino in Armenia, dove convertì alla fede cristiana il re Polimio, la sua sposa e dodici intere città. Queste conversioni suscitarono l’invidia dei sacerdoti delle locali divinità, che misero contro di lui Astiage, il fratello del re Polimio, che ordinò di punire Bartolomeo, scorticarlo vivo e poi decapitarlo.
Marco d’Agrate, dunque, raffigura Bartolomeo scuoiato e con il Vangelo in mano. La scultura è caratterizzata da una particolare cura per l’anatomia e si caratterizza per l’accento sul corpo del martire, privo della pelle che, come una veste, scivola dietro la sua schiena.
Alla base dell’opera un’epigrafe più tarda celebra la maestria dell’autore, rendendola una vera e propria scultura “parlante” – NON ME PRAXITELES SED MARC(US) FINXIT AGRATIS – NON MI SCOLPì PRASSITELE, BENSì MARCO D’AGRATE.
Inizialmente esposta fuori dalla Cattedrale, fu portata all’interno nell’ultimo quarto del XVI secolo. Qui, tra qualche mese, ritornerà.