S. BIAGIO

03 FebbraioGuglia di facciata-G13
Santo protettore: malattie della gola, voce. Patrono della città di Maratea Emblema: Bastone pastorale, candela, palma, pettine per lana

Poche sono le informazioni a noi arrivate sulla vita di San Biagio, ma è tradizionalmente ricordato come vescovo della comunità di Sebaste in Armenia al tempo della pax costantiniana. Il suo martirio avvenne infatti intorno al 316, ed è legato agli scontri tra Occidente (Costantino) e Oriente (Licino). Quando fu catturato dai romani venne picchiato e scorticato vivo con dei pettini in ferro, e poi decapitato per aver rifiutato l’abiura della fede cristiana. Il suo culto è diffuso sia nella Chiesa Cattolica che in quella Ortodossa, quindi conosciuto sia ad Occidente che a Oriente. Durante l’VIII secolo alcuni fedeli armeni portarono le sue reliquie a Maratea (Potenza), città di cui è patrono e dove viene eretta una basilica a suo nome. San Biagio è ricordato per alcuni miracoli operati nella sua città natale, come ad esempio la guarigione di un ragazzo che aveva una lisca di pesce conficcata nella trachea: egli è infatti invocato per i “mali alla gola”, e per questo è uno dei santi ausiliatori, a cui ci si rivolge in caso di mali particolari. San Biagio è venerato in molte città italiane e festeggiato il 3 febbraio.

Le vicende della statua nel Cantiere Duomo:

Il San Biagio che poggia oggi sulla guglia G13 è stato eseguito nel 1962 da Aldo Andreani, anche se non si conosce l’autore del modello originale. Anche San Biagio fa parte di quel cospicuo gruppo di statue poste sulle guglie di facciata a seguito delle distruzioni causate dai bombardamenti del ’43. Sulla base della statua è anche presente un’iscrizione che ci conferma l’identità del santo.

Questa guglia è stata adottata da: