S. GIORGIO – GUGLIA CARELLI

23 AprileGuglia Abside-G6
Santo protettore: cavalieri, armaioli, soldati, scouts, cavalleria, arcieri, sellai. Patrono d’Inghilterra, Portogallo, Lituania. Emblema: Drago, palma, stendardo

Il culto di San Giorgio, santo martire e cavaliere, è da sempre tra i più diffusi nella cristianità. La sua figura è avvolta nel mistero, tanto che nei secoli sono stati molti gli studiosi che hanno cercato di stabilire chi egli fosse veramente. San Giorgio è universalmente riconosciuto come martire e cavaliere nato in Cappadocia e vissuto sotto l’impero di Diocleziano. Nell’iconografia occidentale è rappresentato per lo più mentre impugna la spada nell’atto di trafiggere un drago. Nella Legenda Aurea di Jacopo da Varagine si narra infatti di come egli sconfisse il drago che infestava Silene, città libica, salvando la figlia del re dall’estremo sacrificio. Davanti a questo miracolo il re e la popolazione si convertirono al Cristianesimo. La statua in questione viene anche denominata “Guglia Carelli” in quanto dedicata alla memoria di Marco Carelli, noto mercante milanese tra i primi grandi benefattori della Cattedrale; non avendo prole, nell’anno del Giubileo 1390 decise di nominare la Veneranda Fabbrica del Duomo sua erede universale, donando all’Ente una somma pari a 35.000 ducati d’oro.

 

Le vicende della statua nel Cantiere Duomo:

La statua di San Giorgio è collocata sulla guglia absidale del lato nord, in cima a quella che viene considerata la prima guglia eretta sul Duomo. La statua è una copia eseguita negli anni ’50 del Novecento da Mario Bassetti, allo scopo di preservare il San Giorgio originale, opera risalente al 1403 realizzata da Giorgio Solari ed esposta attualmente nel Museo del Duomo. Durante il bombardamento aereo del 1943 il Duomo fu infatti gravemente colpito: nel precipitare, il San Giorgio originale perse entrambe le gambe e la spada nella mano destra mentre parte della testa venne tagliata via di netto. Nel 1954 l’opera subì un profondo intervento di restauro in previsione dell’esposizione in Museo, attraverso la saldatura del capo e la ricostruzione delle parti andate completamente distrutte.