Protaso viene sempre ricordato insieme alla figura di Gervaso: due fratelli gemelli milanesi, martiri della cristianità e pertanto venerati come santi dalla Chiesa cattolica. Nel corso del V secolo un autore anonimo ne ha composto la Passio, dalla quale è possibile ricavare alcune notizie sulla loro esistenza, rimanendo però sempre al limite tra leggenda e realtà. Questa passio racconta che appena venuti a conoscenza della morte dei genitori, Gervasio e Protasio decisero di vendere tutti i beni di famiglia per distribuire il ricavato ai poveri di Milano. Passarono poi dieci anni della loro vita a pregare, meditare e professare tutti i dettami della cristianità e per tale motivo vennero arrestati e uccisi. I loro corpi furono ritrovati nel giugno del 386 d.C. nell’antica zona cimiteriale di Milano, oggi compresa tra la caserma Garibaldi della Polizia di Stato e l’Università Cattolica, grazie ad uno scavo commissionato da S. Ambrogio vescovo di Milano. La sera del 18 giugno le sacre spoglie furono trasportate nella vicina basilica Fausta per una veglia notturna di preghiere mentre il giorno seguente, venerdí 19 giugno 386, esse furono solennemente traslate nella basilica di S. Ambrogio, che si era appena finito di costruire, per consacrarla con questa deposizione di reliquie.
Le vicende della statua nel Cantiere Duomo:
La statua di San Protaso è stata realizzata nel 1950 da Mario Bassetti, autore attivo in quegli anni per la realizzazione di altre cime di guglia che dovevano essere riposizionate sul Duomo dopo i bombardamenti del 1943. Difatti non è un caso che San Protaso stilisticamente assomigli molto al vicino di guglia, San Nabore. Anch’egli ha il corpo e la testa rivolta verso la sua destra, mentre guarda i passanti sotto di lui. Il corpo poggia su un tronco d’albero sul quale è stata incisa la firma dello scultore, com’è stato possibile scoprire grazie ad alcune fotografie dell’Archivio della Veneranda Fabbrica.