Sul lato Nord della Cattedrale vi è questo giovane ragazzo dal fisico possente, riccioluto, con lo sguardo rivolto ad Ovest, mentre con la mano destra gesticola come se stesse dialogando con qualcuno, magari con la fiumana di gente che scorre sotto di lui ogni giorno. Ma mentre parla sembra distrarsi, e volge lo sguardo altrove. Su di lui soffia la Borea, il gelido vento che d’inverno cala d’improvviso sulle valli generando bruschi cali di temperatura. Secondo gli antichi navigatori, dall’unione di Astreo, il titano delle stelle, ed Eos, l’aurora, nacquero le stelle e i tre venti del Mediterraneo: Austro il vento di sud-est, Zefiro il vento dell’ovest, e Borea il vento del nord. Quest’ultimo viene anche ricordato come il padre di Calaide e Zete, marinai che parteciparono alla spedizione degli Argonauti, sognatori folli che andarono alla ricerca di un vello capace di guarire ogni male. Oggi questo vento è detto anche Tramontana e quando i marinai perdono l’orientamento dicono di “perdere la Tramontana”, quel soffio gelido che spacca i volti e che indica il Nord, perno per ogni direzione, soprattutto per quella di casa. Ad oggi non si hanno ancora notizie relative alle vicende della statua all’interno del Cantiere del Duomo di Milano. Tuttavia l’Archivio della Veneranda Fabbrica del Duomo sta continuando a condurre numerose ricerche, grazie alle quali si è riusciti a collocare la realizzazione di questa statua nel primo quarto del XIX secolo, quindi nei primi decenni dell’Ottocento. Effettivamente la forma muscolosa ma allo stesso tempo armonica del corpo, le pieghe eleganti del drappo che lo avvolgono parzialmente e la dolcezza nei lineamenti sembrerebbero in linea con lo stile che le varie maestranze adottavano in quel periodo per realizzare le proprie opere artistiche.